Come difendersi dalle punture d’ape

di Francesca Morelli –

Oltre 100mila specie, tutte appartenenti alla famiglia degli imenotteri, una particolare categoria di insetti: sono le api, le vespe e i calabroni che affollano l’aria e i prati d’estate e per un periodo sempre un po’ più lungo. Colpa anche dei cambiamenti climatici che hanno allungato il periodo della pollinazione. Necessari all’ecosistema naturale e in agricoltura poiché la loro attività consente alle piante di riprodursi, a tal punto che si sta sviluppando in alcune città del mondo anche il nuovo fenomeno dell’apicoltura urbana, questi insetti possono essere però semplicemente dolorosi per l’uomo che incappa inavvertitamente nel loro pungiglione e pericolosi, invece, per gli allergici al loro veleno. Con l’intenzione di sensibilizzare ai rischi e comportamenti corretti per tutelarsi da una possibile puntura da imenotteri, è partita la campagna di informazione Punto nel Vivo, patrocinata da Federasma e Allergie onlus-Federazione italiana pazienti, e realizzata con il contributo incondizionato di Alk-Abellò.

I numeri dei Punti nel vivo. Nove su 10: sono gli italiani che nell’arco della vita possono  essere vittime del pungiglione di un’ape, una vespa o un calabrone. A tal punto che le stime attestano oltre 5 milioni di eventi ogni anno, di questi però fino all’8 per cento, dunque da 1 a 8 casi su 100, dopo la puntura possono manifestare una reazione allergica di varia e grave entità: dai pomfi ai più rari casi di shock anafilattico, che talvolta può condurre anche alla morte. Ecco perché i rischi legati alle allergie da veleno di imenotteri non devono essere sottovalutati, specie dai soggetti più a esposti alle probabilità di una puntura. Come gli apicultori, ad esempio, in cui possono verificarsi i fenomeni allergici con una percentuale di reazioni sistemiche, associate all’ambito professionale, anche del 32 per cento. Gli anziani che possono diventare allergici a questi insetti, manifestando reazioni anche di gravità superiore alla media, complice la naturale fragilità fisica e possibile copresenza di altre patologie, soprattutto cardiovascolari. E i piccoli nei quali, sebbene le reazioni sistemiche si abbassino al 2 per cento, possono essere però tanto gravi quanto quelle che compaiono nell’adulto.

I rimedi. Reazioni localizzate, possibili dal 2,4 al 26 per cento dei casi; reazioni severe sistemiche di tipo respiratorio e cardiocircolatorio, in una percentuale tra l’1 e l’8,9 per cento; complicanze fino alla morte, con circa 10 casi all’anno accertati in Italia. Sono questi i possibili effetti del veleno di imenotteri, dunque è fondamentale valutare e conoscere la gravità della reazione. Ad esempio non è normale che il ponfo o la risposta sulla cute sia superiore ai 10 centrimetri di diametro o che arrossamento e prurito perdurino per oltre tre giorni, così, al primo sospetto di anomalie cutanee o altro, è bene rivolgersi a un centro specializzato e o al pronto soccorso per il trattamento adeguato.

La prima modalità di intervento, in caso di reazioni sistemiche, è di norma l’adrenalina autoiniettata, ovvero un presidio salvavita che consente in circa 10 secondi di immettere il farmaco in circolo e limitare i sintomi delle reazioni allergiche più gravi, come lo shock anafilattico. Il paziente allergico, su indicazione dello specialista, dovrà essere dotato di autoiniettatore da tenere sempre con sé. In caso di shock anafilattico, invece, sebbene l’adrenalina o altri farmaci consigliati dal medico siano ugualmente corretti, è necessario allertare il 118 al fine di completare il trattamento e restare in osservazione per tutto il tempo necessario.

Esiste la possibilità di prevenire eventi così importanti sottoponendosi a degli esami diagnostici per l’allergia al veleno degli imenotteri e a un’eventuale immunoterapia specifica (AIT), riconosciuta come salvavita e unica cura per questa forma di allergia, la quale permette di regolare la risposta immunitaria nei soggetti allergici, proteggendoli da successive reazioni nel lungo termine con una efficacia stimata del 90 per cento con un effetto protettivo dopo 5 anni di immunoterapia e fino dopo 20 anni dall’interruzione della terapia, come attestano recenti studi scientifici.

Si tratta di una terapia consigliata anche a bambini e adulti che hanno avuto reazioni generali o sistemiche e che presentino test cutanei o sierologici positivi, i quali possono essere eseguiti a 3-4 settimane dalla reazione allergica alla puntura di imenotteri. I bambini possono essere trattati con AIT a partire dai 3 anni di età, con una risposta terapeutica anche migliore rispetto all’adulto, a vantaggio di un miglioramento della qualità della vita dei pazienti, soprattutto in termini di ansia e timore di essere punti da insetti.

Le dieci regole d’oro per tutelarsi dal rischio imenotteri. Ecco le raccomandazioni degli allergologi per il paziente allergico:

  1. All’aperto, è bene stare lontano da piante in fiore o alberi da frutto.
  2. Evitare di cospargersi di profumi dolci, fragranze, deodoranti e repellenti per le zanzare che attraggono gli imenotteri.
  3. Indossare vestiti dai colori chiari e neutri, come bianco, beige o verde, preferibilmente pantaloni lunghi, camicie a manica lunga, cappello e, in caso di lavori di giardinaggio, guanti in modo da tenere quanto più possibile coperte le aree del corpo più a rischio di puntura.
  4. Indossare scarpe possibilmente chiuse, evitando di camminare scalzi.
  5. All’aria aperta non mangiare frutta, dolci, gelati, panini o altri alimenti zuccherini, facendo attenzione a riporre gli avanzi in contenitori ermetici. Non lasciare soprattutto lattine o bottiglie di bibite aperte e incustodite; vespe e calabroni, attirati dal sapore zuccherino, potrebbero infilarvisi per nutrirsi.
  6. Anche la spazzatura va messa nei bidoni chiusa in sacchetti ermetici, avendo cura di tenere i bidoni lontani dall’abitazione.
  7. Controllare il vestiario, dopo l’inverno, prima di utilizzarlo, specie guanti e stivali, riposti in cassetti o armadi in cantina o garage perché potrebbero essere abitati dall’ape regina.
  8. Non uccidere insetti senza una ragione. Anche durante una puntura le api emettono un feromone che funge da richiamo d’allarme per altre api che possono giungere sul luogo e attaccare.
  9. Non sostare in prossimità di nidi di imenotteri, possibili nei vani delle finestre, nelle siepi e così via, dove il rischio di punture è più elevato. Prima di pulire o tagliare il verde fare dunque controlli accurati. Inoltre è bene ricordare che le api nelle giornate piovose abbassano i ‘corridoi di volo’ verso fonti di acqua o campi ove bottinare i quali indicano anche la possibile vicinanza di un nido.
  10. In caso di attacco da parte di imenotteri, cercare di coprirsi il capo.

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