Friuli Venezia Giulia. Un nemico mortale è ai nostri confini

di Alessandro Di Giusto –

Il calabrone asiatico ha raggiunto la provincia di Treviso e presto potrebbe arrivare in regione.

E’ questione di pochi mesi. La prossima primavera la vespa velutina, nota come calabrone asiatico, potrebbe sbarcare in regione. Nel marzo di quest’anno, a Montebelluna in provincia di Treviso, in una delle trappole tese dagli apicoltori è stata trovata una regina di questa micidiale specie arrivata in Europa poco più di dieci anni orsono.

Per l’apicoltura friulana il rischio che questo insetto si propaghi sarebbe mortale a causa dei gravi danni inferti agli alveari, ma anche per la salute delle persone c’è di che essere molto preoccupati. Il calabrone asiatico è molto più aggressivo di quello nostrano, soprattutto in prossimità del nido che può ospitare anche 8.000 individui. In Francia, dove è sbarcato nel 2005, gli attacchi sono stati numerosi e spesso fatali, tanto più che colonizza anche aree abitate.

L’allarme lo lancia Luigi Capponi, presidente del Consorzio apicoltori della provincia di Udine (oltre 600 associati), preoccupato per l’arrivo di un nemico se possibile più micidiale del parassita che negli Anni’ 80 aveva messo in ginocchio gli alveari.

L’ultimo ritrovamento di una regina di vespa velutina a Montebelluna
“Il problema non è se, ma quando arriverà questo flagello – spiega Capponi -. Dopo le distruzioni subite a causa della varroa, delle sementi trattate con neo nicotinoidi, dell’aumento delle temperature e della siccità, se non prendiamo provvedimenti tempestivi rischiamo di perdere la maggior parte delle nostre famiglie di api. Il calabrone asiatico ha varcato i confini nazionali nel 2012 e, forse sempre a causa dei trasporti di merci, ha raggiunto con velocità incredibile il Veneto, diffondendosi anche in Toscana e in Piemonte”.

Nel corso di un recente convegno l’entomologo Marco Porporato, ricercatore del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Torino ha spiegato chiaramente quali danni può provocare questo insetto: una volta individuato l’alveare i calabroni si schierano dandogli le spalle e intercettano le api bottinatrici che fanno ritorno cariche di polline. Le uccidono e utilizzano i loro tessuti muscolari per alimentare le larve. L’alveare per difendersi riduce subito la sua attività, ma così facendo resta rapidamente senza riserve e la famiglia inizia a deperire senza interventi adeguati. “In pratica, nel giro di meno di un mese – conferma Capponi – l’attacco dei calabroni può condannare a morte un’intera famiglia di api, composta mediamente da 50mila esemplari, senza dimenticare che l’insetto attacca molti altri insetti impollinatori mettendo seriamente a rischio la biodiversità”.

“Da un singolo favo possono essere generate fino a un centinaio di regine – spiega l’apicoltore -. Ammettendo che ne sopravviva il 50% ciò significa che la primavera successiva saranno costruiti altri 50 favi e se non vigiliamo saremo presto invasi. Ecco perché ci siamo rivolti alla Regione per avviare una collaborazione con le strutture che altrove già si occupano del problema. Serve gente preparata e un sistema di monitoraggio costante per scongiurare questa calamità”.

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