La Spezia, meteo e parassiti dimezzano la produzione di miele

di Laura Ivani –

Produzione di miele dimezzata. Colpa delle bizze del tempo, tradotte in una primavera gelida e in una delle estati più torride. Ma a preoccupare gli apicoltori è anche la sopravvivenza delle api nel prossimo inverno. Con il maltempo settembrino non riescono infatti a mettere da parte le scorte necessarie.Il timore è veder decimati gli alveari. Ma non è finita. A questo quadro si aggiunge l’ombra inquietante della vespa velutina. Un primo esemplare dell’animale, che arriva dal sud est asiatico e può uccidere anche 8 mila api in un giorno, è stato trovato quest’estate in provincia.

«Veniamo da 3 annate buie – ricorda Maurizio Ribaditi, referente provinciale dell’Associazione Ligure Produttori Apistici -. E anche quest’anno non è roseo. In Piemonte, dove sono più organizzati, stanno provando a chiedere lo stato di calamità naturale. Da noi almeno il 50% della produzione è andata persa». Un danno economico e un conseguente aumento dei prezzi. L’acacia pura arriva a 15 euro al chilo. Per il castagno una spesa media di 11 euro. La quantità di barattoli è più che contenuta. Compromessa in primavera la raccolta dai fiori d’acacia. «Quando le gemme erano pronte ci sono state le gelate». Un po’ meglio il castagno, anche se non secondo le aspettative. Discreta la quantità del millefiori mentre buona, ma comunque ridotta vista la sua particolarità, la produzione di miele di erica.

«Le zone che hanno patito di più sono quelle a valle. Malissimo è andata la produzione in Lunigiana. Meglio se l’è cavata la val di Vara. Nelle alture c’è sempre un po’ di umidità» spiega Ribaditi.

E il problema non è legato solo all’eccezionalità della siccità del 2017. Se qualcuno avesse ancora dubbi queste sono evidenze del cambiamento climatico, sottolinea l’apicoltore di Calice al Cornoviglio. Il problema adesso sono le scorte invernali che le api non sono riuscite ancora a mettere da parte. La siccità è proseguita sino a pochi giorni fa e il repentino cambiamento meteo, con piogge e temperature in picchiata, non permette la raccolta della fioritura dell’edera. «Se non cambia, temiamo un inverno tragico con molte morie. In questo periodo nascono le cosiddette api “grasse”, hanno bisogno di sostegno per superare la stagione fredda». Gli apicoltori tentano di bilanciare le scorte, ma possono davvero poco.

«In più da qualche mese abbiamo le antenne alzate per l’avvistamento di una vespa velutina in prossimità di un alveare al Termo. Abbiamo collocato trappole in più zone della provincia ma sinora non ne abbiamo trovate altre. Sarebbe un disastro».

Perché oltre alla velutina, altre minacce incombono sul settore. Come l’aethina tumida, il coleottero degli alveari arrivato dal Sud Africa in grado di azzerare un’intera produzione. Sinora è stato avvistato in sud Italia e si può combattere con accorgimenti tecnici in laboratorio. Ma servono investimenti.

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