Apicoltura, più attenzioni dalla Pac

di Alessio Pisanò –

Approvato dalla Commissione Agricoltura, lo scorso 23 gennaio, il rapporto che chiede centralità per il settore: promuovere il miele nelle scuole, limitare la diffusione di quello falso, aumentare i contributi agli apicoltori e contrastare la diffusione dei parassiti.

La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo approva un rapporto che chiede centralità per l’apicoltura nel futuro della Politica agricola comune. Una delle maggiori sfide è quella di limitare la diffusione di miele falso cinese e contrastare la diffusione dei parassiti. Chiesti più contributi per apicoltori, dal momento che la popolazione di api è aumentata notevolmente tra 2004 e il 2016, e la promozione del miele nelle scuole europee.

Apicoltura, importanza non solo economica

Il report dell’eurodeputato Norbert Erdös (ungherese, popolare) mostra come il settore dell’apicoltura sia una parte integrante dell’agricoltura europea, con più di 500mila cittadini europei impegnati in questo ambito. Inoltre, l’84% delle specie di piante e il 76% della produzione alimentare europea dipende dall’impollinazione delle api, tanto che il valore economico così prodotto – stimato 14,2 miliardi di euro all’anno nell’Ue – supera di gran lunga il valore del miele prodotto.

L’importanza delle api nel mantenere l’equilibrio ecologico e la biodiversitàè evidente. Nella relazione viene quindi espressa la necessità di avere l’apicoltura e gli apicoltori al centro della Politica agricola comune. La futura politica agricola deve alzare il profilo e finanziare gli apicoltori al di sopra del livello attuale.
Il problema principale: la diffusione di miele falso
Nel rapporto viene sottolineato come ad ora il problema più grande per gli apicoltori sia la diffusione di miele falso nel mercato interno, che è responsabile nel 2016 del dimezzamento del prezzo che il miele aveva nel 2014. Il miele è il terzo prodotto più contraffatto in tutto il mondo, e la contraffazione riguarda quasi tutto il miele importato nell’Ue, e in particolare i prodotti provenienti dalla Cina.

“Secondo le statistiche, la Cina produce 450mila tonnellate di miele ogni anno, una quantità maggiore di tutti i più grandi produttori mondiali messi insieme. Gli esperti ritengono che una tale quantità di miele non possa essere semplicemente il risultato dell’attività di apicoltura. La Commissione ha allora ordinato di fare dei test.
Il Joint research centre ha scoperto che il 20% dei campioni presi dai confini esterni all’Ue e nelle sedi degli importatori era falso” si legge nella relazione. In più, alcuni imballatori e commercianti fraudolenti migliorano queste sostanze mischiandole con miele di alta qualità europeo, aggiungendoci poi l’etichetta “miscela EU e non EU” su ciò che ne deriva.

La soluzione è una migliore regolamentazione

“Mi aspetto che gli Stati membri e la Commissione europea obblighino i produttori di miele dei paesi non europei che usano metodi disonesti, e gli imballatori e i commercianti europei che mischiano volontariamente questi prodotti a rispettare la legge” dichiara il responsabile del rapporto che raccomanda anche metodi di analisi che possano classificare le contraffazioni più sofisticate, e trovare dei modi per assicurarsi che il miele sia identificabile fin dal momento in cui lascia l’alveare e che sia classificato secondo la sua pianta di origine.

“Vorrei anche che le caratteristiche del miele derivante da un unico fiore siano determinate a livello europeo, che il miele che è chiaramente falso sia messo nella lista Rasff, che gli strumenti per la filtrazione della resina siano proibiti, e che il miele che arriva dai confini esterni all’Ue sia ufficialmente testato” ha aggiunto. Erdös ritiene poi fondamentale che sull’etichetta venga chiaramente scritto il paese o i paesi da cui deriva il prodotto e che questo venga tracciato.

Bisogna debellare il Varroa destructor

Un ulteriore problema sottolineato nella relazione, è costituito dalle malattie veicolate da specie animali non autoctone. Un esempio è il Varroa destructur, acari parassiti che attaccano le api mellifere. Non sono ancora state trovate soluzioni per debellarli, e “la ricerca e lo sviluppo in questo campo è insufficiente” si legge, e chiede alla Commissione di fare dei passi avanti in questo ambito.

Aumentare i contributi agli apicoltori

“E’ necessario che il supporto agli apicoltori sia rivisto” scrive Erdös. Sottolinea come nonostante la popolazione di api sia aumentata del 47,8% tra il 2004 e il 2016, il budget per i programmi nazionali per l’apicoltura sia aumentato solo del 12%, da 32 a 36 milioni l’anno. “I contributi europei dovrebbero aumentare del 47,8%, che si traduce in 47 milioni l’anno. Questo può essere tranquillamente consentito” si legge nel report.

Promuovere il miele nelle scuole

Il responsabile del rapporto evidenzia l’importanza della promozione del miele nell’Ue, dal momento che il suo consumo annuale non è soddisfacente. Una soluzione proposta è quella di proporlo ai bambini – tramite le scuole – come un alimento sano.
Porta come esempio l’iniziativa che ha avuto luogo in Slovenia, European honey breakfast, e consiglia la sua adozione in tutti gli Stati membri.

Prossimi passaggi

Il rapporto presentato, approvato dalla Commissione Agricoltura lo scorso martedì 23 gennaio, non è una risoluzione legislativa. Al suo interno viene chiesta un’azione da parte della Commissione europea e dagli Stati membri, ma non si tratta di una richiesta vincolante.
Il testo verrà poi esaminato dal Parlamento durante la sessione plenaria di marzo a Bruxelles.
Una volta approvato dagli europarlamentari, sarà inviato alla Commissione e al Consiglio.

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