Csi varroa, valutiamo quanto ci costa l’infestazione

di Matteo Giusti –

Abbiamo intervistato Raffaele Dall’Olio che sta promuovendo un progetto della rete di ricerca Coloss per cercare di valutare l’impatto economico dell’acaro, aperto a tutti gli apicoltori italiani. All’interno il link e le istruzioni per partecipare all’indagine.

La varroa è considerata, ormai da più di trenta anni, il principale problema dell’apicoltura moderna, ma quale è realmente l’impatto economico che questo acaro ha sugli allevamenti apistici?

Per rispondere a questa domanda la rete di ricerca internazionale Coloss ha redatto tramite il Wg3 della TaskForce Varroa control un protocollo per reperire più dati possibili e cercare di valutare nel modo più attendibile possibile quale è il danno, dal punto di vista economico, di questo acaro.

Per farci spiegare meglio come è nato questo progetto e come partecipare attivamente alla raccolta dati abbiamo intervistato Raffaele Dall’Olio, membro del Comitato esecutivo Coloss e punto di contatto nazionale per questo progetto.

Raffaele Dall’Olio cosa è e come nasce Csi varroa?
“Il progetto nasce dalla esperienza di successo, sempre in ambito Coloss, maturata nel 2014-2015 con Csi Pollen, dove con l’aiuto di moltissimi apicoltori è stato possibile raccogliere dati su ampia scala geografica riguardo la disponibilità di piante utili alle api.

Coloss è una rete globale, con circa 1.200 membri che rappresentano 95 paesi: attingendo da queste ampie competenze, Coloss si prefigge tra le varie attività di elaborare protocolli standard per studiare le api a 360°, con il fineultimo di contrastare la moria di alveari. Per rendere operativi questi protocolli, è talvolta doveroso e necessario coinvolgere forze esterne a Coloss. La modalità Csi (Citizen science initiative) che coinvolge i cittadini tutti, abilitandoli a ‘scienziati’ per uno scopo di interesse comune, è perfetta per questo genere di raccolta dati, dove la quantità dei dati raccolti è fondamentale per consentire correlazioni ed analisi complesse.

In Germania esiste una serie storica di dati sul livello di infestazione da varroa talmente puntuali e capillari che, interfacciandosi con i dati meteorologici, ogni anno consente di fornire agli apicoltori precise indicazioni sul momento utile al trattamento estivo inserendo il Cap presso cui è sito l’apiario! Questo è oggi possibile perché gli apicoltori hanno raccolto e fornito i dati per molti anni.

Csi varroa è dunque un tentativo non solo di raccogliere dati, ma anche di creare in ogni paese una rete di apicoltori che vogliano fornire un contributo continuo alle attività di ricerca. Tramite la correlazione tra livello di infestazione e forza della famiglia si mira inoltre, in questo studio particolare, a determinare una soglia di danno economico, ovvero il livello di infestazione oltre a cui una colonia non può più essere considerata produttiva: esistono già dati analoghi in letteratura, ma il crescente effetto sinergico dovuto ad altri fattori di stress (quali fitofarmaci e virosi ad esempio), richiede che tali dati siano aggiornati”.

All’indagine possono partecipare anche gli apicoltori amatoriali o è rivolto solo ai professionisti?
“Csi varroa si rivolge a tutti gli apicoltori. La presenza capillare sul territorio, assieme alla quantità complessiva di dati raccolti sono la chiave per il successo di questo genere di iniziative. Io personalmente (e non mi reputo un apicoltore professionista!) partecipo con un mio apiario di dodici famiglie, sito nella prima periferia di Bologna. Il requisito necessario per partecipare, utile a garantire l’elaborazione statistica dei dati raccolti, è che siano presenti almeno dieci colonie nell’apiario”.

Cosa si va a valutare in questo lavoro?
“Si chiede agli apicoltori di raccogliere dati di infestazione con cadenza periodica nell’arco della stagione attiva. In primavera mediante la conta della caduta naturale, mentre da giugno ad ottobre tramite il ‘lavaggio’ con zucchero a velo. Contestualmente vengono anche richieste stime sulla forza delle famiglie in periodi dell’anno precisi, ed alcune informazioni sulle tecniche apistiche e sui trattamenti acaricidi adottati. Un maggiore dettaglio sui protocolli, in lingua italiana, è disponibile in questa pagina”.

Questi metodi di valutazione dell’infestazione sono considerati da alcuni ricercatori poco precisi, come verrà affrontato questo problema?
“Ovviamente ne siamo consapevoli e la scelta è stata voluta proprio per la necessità di coinvolgere un ampio numero di apicoltori. Proporre protocolli più impegnativi in un Csi non è realistico. I metodi ritenuti più precisi e ripetibili sono molto laboriosi, richiedono competenze specifiche dell’operatore e spesso non sono attuabili in campo. La numerosità dei dati raccolti, ed i rilevamenti ripetuti nell’arco della stagione, sono in questo progetto la chiave per poter ottenere comunque elaborazioni statistiche significative dei dati raccolti”.

Cosa deve fare un apicoltore per partecipare all’indagine?
“Tirarsi su le maniche e lavorare! Scherzi a parte, nessun formalismo: chiunque abbia una postazione con almeno dieci alveari può partecipare seguendo i protocolli sopra descritti ed inserendo direttamente i dati in un database comune (anche qui è stata tradotta una pagina in italiano per favorire la partecipazione). Io stesso, in qualità di coordinatore nazionale per l’Italia, sono disponibile a rispondere a dubbi o assistere chi non è avvezzo all’uso del pc nell’inserimento dei dati raccolti”.

Quali sono i tempi operativi? Quando possono iniziare gli apicoltori a partecipare?
“In questo primo anno di attività la raccolta dati va dai mesi di febbraio-marzo ad ottobre-novembre. Chi apprende solo ora di questa iniziativa può cominciare raccogliendo i dati dal mese di giugno (mancherà quindi il dato primaverile sulla caduta naturale). Inizialmente il progetto si prefigge di raccogliere dati per due stagioni consecutive. Se il progetto avrà successo, o se anche solo in Italia avremo successo, è nostra intenzione proseguire la raccolta dati per parecchie stagioni. Ovviamente, chiunque è libero di partecipare in modo continuativo (così da fornire serie storiche di dati) o in modo estemporaneo solo nelle stagioni in cui ritiene di averne la possibilità. Il mio consiglio è di utilizzare questa prima annualità come ‘rodaggio’ per capire il tipo di impegno: meglio partire con pochi alveari ma raccogliere dati completi, piuttosto che lanciarsi subito su grandi numeri”.

Che dati ci si aspetta di tirare fuori e dove verranno pubblicati?
“‘Fammi indovino e ti farò ricco!’ mi diceva mio padre… è presto per dirlo non sapendo ancora quanti dati avremo, come saranno distribuiti geograficamente e la qualità dei dati raccolti. Tuttavia, quello che posso sin da ora confermare, è che la divulgazione dei dati non seguirà solo canali esclusivamente scientifici: trattandosi di un Csi i risultati saranno tradotti nelle varie lingue dei paesi partecipanti e la divulgazione avverrà anche tramite riviste di settore e canali di facile accesso”.

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