Mel, la rete degli apicoltori di Biosfera a convegno in Lunigiana

Si è concluso nei giorni scorsi il workshop internazionale che ha visto a confronto gli operatori apistici di cinque riserve di Biosfera Unesco del Mediterraneo per parlare di api, miele, ambiente e delle attuali problematiche.

Si è concluso nei giorni scorsi ad Apella, in Lunigiana, il convegno ‘Apicoltura nelle riserve di Biosfera: uno sguardo alle esperienze internazionali’.

Un convegno che ha chiuso un workshop internazionale tra apicoltori del Mediterraneo, promosso dalla Mab (Men and biophere program) Unesco dell’Appennino Tosco Emiliano e che ha visto la partecipazione di apicoltori provenienti da Catalogna, Corsica, Libano e Tunisia, oltre di quelli locali, produttori del miele Dop della Lunigiana, la prima denominazione di origine del miele in Italia.

Sono così intervenuti i rappresentanti delle riserve di Biosfera di Terres de l’Ebre in Spagna, di Vallée du Fango in Corsica, di Jabal Moussa in Libano e di Djebel Bou-hedma in Tunisia, descrivendo le loro realtà apistiche e i progetti di valorizzazione che stanno portando avanti.

Per l’Appennino è intervenuto Stefano Fenucci, apicoltore della cooperativa il Pungiglione, ad Aulla, che ha fatto il quadro della drammatica situazione produttiva di questo inizio primavera, che in Lunigiana, vede azzerata la produzione del miele di acacia Dop, con poche speranze per le ultime fioriture ad alta quota.

Una situazione che, come ha spiegato Fenucci, oltre ad aver azzerato la produzione ha indebolito gli alveari, che spesso hanno avuto bisogno anche di nutrizioni artificiali per scongiurare la morte per fame. Alveari che tra pochi giorni dovrebbero iniziare la produzione del miele di castagno, tra l’altro quest’anno minacciato anche da alcune recrudescenze di infestazione da parte del cinipide.

Una situazione, quella di queste primavere critiche, per la quale sarebbe necessario programmare una strategia a lungo termine di concerto con gli agricoltori, secondo Fenucci. Bisognerebbe, infatti, avere sia la disponibilità ad ospitare arnie, sia a poterle spostare dove ci sono fioriture valide. Inoltre, gli agricoltori potrebbero piantare le cosiddette varietà bee-friendly, come per esempio facelia ed erba medica. Tutto questo sostenuto anche da un cambiamento culturale: riconoscere all’apicoltura un ruolo nella difesa della biodiversità e non ritenerla un’attività che intende meramente sfruttare le api.

Il convegno si è chiuso poi con il coinvolgente intervento di Antonio Felicioli del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa. Felicioli ha sottolineato il ruolo delle api da miele e degli apoidei in generale per la biodiversità e sulle loro potenzialità anche in un’ottica multifunzionale e sociale.

E proprio questi sono gli obiettivi del progetto internazionale Mel realizzato per coinvolgere gli apicoltori professionali e amatoriali del territorio della riserva di Biosfera dell’Appennino Tosco Emiliano e di altre riserve della Biosfera italiane e mediterranee.

La rete, infatti, promuove la diversità biologica e culturale derivante dall’apicoltura, attraverso la collaborazione di cinque Mab Unesco rafforzando il dialogo, lo scambio di conoscenze, esperienze e buone pratiche tra gli operatori apistici.

Come ha spiegato Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, questo appuntamento internazionale ha portato imprese, apicoltori e curatori di diversi paesi a dialogare tra loro.

Si tratta di tutti territori di montagna, quasi tutti vicini al mare, in clima mediterraneo. Cinque Biosfere Unesco dove la coltura del miele si mescola ad altre microeconomie strettamente legate al clima e alla sostenibilità.

“Gli apicoltori – ha sottolineato Giovanelli – agiscono per passione, ma sono anche delle sentinelle del nostro rapporto con il pianeta. Per la prima volta la nostra riserva della Biosfera e anche il Parco nazionale si misurano in modo sistematico con il tema del miele che abbiamo sempre considerato e apprezzato, ma che oggi diventa il centro di un interesse più generale, culturale, scientifico e anche economico. Daremo seguito a questa esperienzacoinvolgendo anche gli altri apicoltori della nostra Mab perché tutti possano rendersi conto di quanto sia importante entrare in una rete internazionale, non solo per l’orgoglio della professione, ma anche per acquisire maggiori consapevolezze”.

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