Il mondo dei 900 apicoltori pugliesi: «Un buon miele? Nasce dal rispetto per l’ambiente»

di Antonio Bizzarro –

Sono quasi 900 e grazie ai loro preziosi insetti producono non solo dell’ottimo miele ma anche integratori quali polline, pappa reale e propoli. Parliamo degli apicoltori della Puglia, una regione quest’ultima il cui clima si rivela ideale per l’allevamento delle api.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Per conoscere più da vicino questo mondo fatto di arnie, regine e fuchi, abbiamo parlato con la 30enne agronoma Maria Donnaloia e il 40enne veterinario Fabio Silvestre. I due, oltre ad essere allevatori professionisti (lei nel brindisino, lui nel tarantino) sono entrambi tecnici dell’Arap, l’Associazione regionale apicoltori pugliesi nata nel 2012 dalla fusione di due associazioni provinciali baresi con quella di Lecce. (Vedi foto galleria)

Quanti apicoltori ci sono Puglia?

L’Anagrafe apistica nazionale gestita dall’Asl parla di circa 900 apicoltori in tutta la Puglia, il 25% dei quali attivi in provincia di Bari. Tutti coloro che allevano api devono infatti essere registrati all’Anagrafe, anche se è da sottolineare che solo un terzo di essi possiede più di dieci arnie, gli altri possono essere considerati dei meri amatori che producono per autoconsumo.

Producono più che altro miele giusto? 

Sì, ma non solo: vengono venduti anche polline, pappa reale e propoli, utilizzati come integratori essendo ricchi di vitamine. Il primo è quello raccolto dalle api sui fiori, il secondo è secreto dagli insetti per nutrire le larve e l’ape regina, il terzo è una sostanza prelevata dalle piante e rielaborata per rivestire e disinfettare gli alveari. Anche la cera, realizzata dagli animali come materiale di costruzione dei favi, può essere recuperata e riutilizzata ad esempio nel settore della cosmesi. Il miele è comunque il prodotto che ha più commercio per le sue caratteristiche zuccherine ma anche antiossidanti, antinfiammatorie, antibatteriche ed emollienti.

Le api vanno necessariamente allevate in campagna?

Chiaro che è più facile se ci si trova in un ambiente agricolo, ma a Bari ad esempio c’è chi sta portando avanti un allevamento in piena città. Si tratta di Cristian Scalise e Nicola Ignomeriello che hanno due arnie nel quartiere Japigia nei pressi del Canalone, all’interno della cooperativa “Semi di Vita” situata su un’area di due ettari di terreno. Per fortuna in Puglia il clima mediterraneo temperato favorisce questo tipo di attività un po’ ovunque.

C’è anche chi “trasloca” il proprio allevamento durante il periodo della fioritura.  

Sì, alcuni praticano un’apicoltura “nomade”, cioè portano temporaneamente gli alveari nelle aree di maggiore fioritura, lì dove abbandonano mandorli e ciliegi: gli alberi da cui solitamente le api ricavano il nettare necessario per la produzione del miele.

Qual è il periodo migliore per la raccolta? 

Durante la stagione della fioritura, che in Puglia va da aprile ad agosto. In questi mesi gli insetti aumentano la produzione del miele e quindi diventa più facile la sua raccolta, evitando nel contempo di sottrarre agli animali scorte essenziali per la sopravvivenza degli alveari.

Parliamo degli alveari: ogni famiglia da quanti individui è composta?

A maggio si raggiungono anche le 80mila unità, che scendono a 10mila in inverno, quando rallenta la fase riproduttiva. L’alveare è un “superorganismo”: una comunità dove ogni insetto ha dei compiti precisi ed è necessario alla sopravvivenza di sé stesso e dell’altro.

Non è pericoloso allevare api? 

Le api pungono solo se qualcuno mette in pericolo la loro “casa”. Sono come piccole kamikaze: sanno di morire (perché senza pungiglione non possono sopravvivere) ma difendono comunque la loro famiglia. E la puntura sì, può essere pericolosa: si può rischiare anche lo shock anafilattico. Per questo tutti gli apicoltori si proteggono con delle tute, anche se il segreto è riuscire a ingraziarsi gli animali, imparando a vivere in simbiosi con loro e adeguando i propri ritmi e movimenti a quelli degli insetti.

Cosa fa di un miele un buon miele?

Un buon prodotto è quello realizzato dagli apicoltori che hanno a cuore le arnie, che si preoccupano per la loro salute. Professionisti che fanno in modo di curare e rispettare l’ambiente in cui l’alveare è inserito, ad esempio non usando diserbanti sulle piante, così da non interferire sui cicli di impollinazione. Dietro un vasetto di miele ci sono sacrifici e professionalità e l’allevatore spesso si ritrova costretto a difendere in prima persona le arnie da inciviltà e degrado.

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