Strage di api in Val Lemme. A migliaia gli insetti stanno morendo e gli apicoltori puntano il dito sui trattamenti antiparassitari che i viticoltori praticano nelle vigne.
«Su 86 cassette che ho portato a Gavi in località Vallegge – spiega l’apicoltore Domenico Ferrando – almeno una quarantina risultano compromesse. Quella è zona di vigne e riteniamo che dipenda dai trattamenti contro la flavescenza dorata. Molte api, peraltro, sono morte in arnia, un evento piuttosto raro». Non il caldo né la siccità, quindi, ma una sostanza utilizzata per combattere un altro flagello che “attacca” le viti, la flavescenza. «Se dipendesse da ulteriori cause – insiste ancora Ferrando – la moria si registrerebbe pure in zone diverse. Invece è accaduto solo in prossimità delle vigne».
Decessi di api se ne sono registrati anche in passato, «ma mai in maniera così massiccia rispetto a quest’ultimo periodo che, guarda caso, coincide con il trattamento alle vigne». Trattamento, occorre ricordarlo, che è obbligatorio per legge.
Decisione dall’Ue
Sotto accusa finisce in primis un pesticida che contiene come principio attivo il thiametoxam, un neonicotinoide per il quale l’Europa ha chiesto la messa al bando. L’Ue dovrebbe arrivare a breve a una soluzione definitiva, ma intanto si continua a utilizzare il prodotto nei vigneti. «Al momento l’utilizzo del prodotto è consentito – aggiunge Ferrando – ma esistono metodi alternativi, biologici». Una riconversione del Gavi al “bio”, sebbene invocata da alcuni, risulterebbe complicata e decisamente meno remunerativa per i produttori.
L’accusa di avvelenare le api è comunque respinta dal Consorzio produttori del Gavi: «Il nostro impegno è la protezione e la tutela del territorio e di tutto il suo ecosistema, partendo da noi stessi produttori», dice il presidente Maurizio Montobbio.
«Per combattere la grave crisi dell’apicoltura abbiamo rafforzato ricerca e controlli lavorando anche assieme ad Aspromiele e all’Associazione produttori miele del Piemonte. Inoltre ci preme formarci e informare i nostri stessi produttori per tenere a mente, con costanza, le buone pratiche da seguire per la salvaguardia delle api e degli insetti pronubi (si definiscono così quelli che trasportano il polline da un fiore all’altro, ndr)».
Attesa per i test
I produttori, in accordo con gli apicoltori, adottano in effetti alcune cautele: «È vietato il trattamento durante la fioritura della vite; è necessario eliminare con asportazione o sfalcio e fioriture spontanee; non trattare mai in presenza di melata e non trattare i bordi», ricorda Montobbio, solo per fare alcuni esempi. In ogni caso, nei giorni scorsi i veterinari dell’Asl hanno compiuto un sopralluogo alle arnie, insieme agli apicoltori. I risultati delle analisi si sapranno a breve.