A provocare questa situazione gli sfasamenti legati al clima, che hanno influito pesantemente sulla produzione di miele d’acacia, il più pregiato, mentre un pochino meglio è andata per il millefiori.
“Il caldo e il clima pazzo hanno sconvolto le api, considerate un indicatore dello stato di salute della natura, incidendo inevitabilmente sulla produzione di miele romagnolo e ravennate che, come a livello nazionale, risulta dimezzata rispetto alla media”. A provocare questa situazione – come racconta Tiziano Rondinini, titolare dell’omonima azienda agricola di Pieve Cesato di Faenza, dedita all’apicoltura dal 1935 – gli sfasamenti legati al clima, che hanno influito pesantemente sulla produzione di miele d’acacia, il più ricercato, pregiato e costoso, mentre un pochino meglio è andata per il millefiori. “Nonostante le difficoltà, il mercato sembra comunque in salute. Non possiamo lamentarci – spiega Rondinini – c’è richiesta, i prezzi sono buoni e, al contempo, va consolidandosi anche il grande lavoro di formazione svolto da Ara (Associazione Romagnola Apicoltori) che ha investito nella cultura di impresa, promuovendo corsi ai quali hanno partecipato molti giovani desiderosi sia di trasformare quello che sinora era un hobby in un vero lavoro, che di diversificare le produzioni delle proprie aziende agricole introducendo l’apicoltura”.
L’andamento annuale
A fare un quadro generale sull’annata è anche Michele Zama, giovane apicoltore che, come Rondinini, ha un’azienda a Pieve Cesato. “In Emilia-Romagna e nelle nostre zone – afferma Zama – l’annata era partita bene grazie ad un inverno mite e siccitoso che ha garantito un buon raccolto dalle fioriture primaverili come il tarassaco e il melo, fatto alquanto inusuale per il nostro territorio. Poi, però, le gelate tardive hanno compromesso, se non quasi azzerato, il raccolto di acacia e, infine, la grande siccità e il caldo di questi mesi hanno determinato un forte calo di quello da millefiori”. Meno quantità sul mercato, dunque, con prezzi lievemente più alti, ma anche con un rischio maggiore di trovare sugli scaffali sempre più barattoli stranieri. “Con la produzione in calo è ovvio che crescano le importazioni – afferma Zama – ma oggi, per fortuna, il consumatore è piuttosto informato e consapevole, quindi in grado di scegliere il chilometro zero e il vero made in Italy”. Se il mercato, nonostante la produzione in picchiata, sembra far sorridere i produttori, “le dinamiche sono positive e c’è espansione – commenta Zama – tanto che stanno aprendo nuove aziende e sempre più giovani si avvicinano all’apicoltura”. A preoccupare c’è anche la sanità delle api, fondamentali non solo per la produzione di miele, ma anche per l’impollinazione delle piante. “Purtroppo questi sfasamenti climatici e in particolare l’estate siccitosa – spiega Fabrizio Mambelli, apicoltore faentino – non solo hanno contribuito alla contrazione della produzione, ma in alcune zone stanno anche decimando le api, sempre più deboli perché non riescono a nutrirsi, tanto che le stiamo alimentando noi, e quindi sempre più soggette a malattie”. L’andamento produttivo di quest’anno fa seguito al raccolto già scarso dello scorso anno. Il crollo dei raccolti nazionali apre le porte alle importazioni di miele di minore qualità con gli arrivi dall’estero che, su scala nazionale, hanno già raggiunto oltre 7000 tonnellate nei primi quattro mesi del 2017, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. “Circa un terzo del miele importato – spiega Coldiretti – viene
dall’Ungheria, ma un flusso consistente di oltre il 10% arriva dalla Cina, paese ai vertici per la insicurezza alimentare”.
I consigli per l’acquisto “intelligente” di Coldiretti
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia Coldiretti – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta da Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione ‘miscela di mieli originari della Ce’, se invece proviene da Paesi extracomunitari deve
esserci la scritta ‘miscela di mieli non originari della Ce’”.