I mali del miele. Anche a Pistoia produzione annuale ai minimi

Caldo, varroa, gelate primaverili, vespa vellutina, fioriture anticipate. È stato l’anno horribilis per gli apicoltori pistoiesi. Con produzioni ai minimi storici e conseguenze ancora non valutabili fino in fondo, perché tra acari (varroa), insetti alieni (vespa vellutina) e variabilità climatica è ‘emergenza continua’ per le api, insetto che oltre alla produzione di miele rappresenta uno dei più importanti anelli dell’ecosistema.

“Tutti fenomeni che stanno mettendo a dura prova anche i tanti produttori professionali pistoiesi -spiega Coldiretti Pistoia-, che al pari dei colleghi toscani possono avere un aiuto dal bando che eroga contributi a sostegno della transumanza da parte della Regione Toscana”. I contributi regionali finanziano parte del costo per l’acquisto di arnie, macchine, attrezzature e materiali vari specifici per l’esercizio del nomadismo, e pure l’acquisto autocarri per l’esercizio del nomadismo. Il contributo massimo erogabile per beneficiario non può essere superiore a euro 12.000. Non sono ammesse domande per un importo minimo del contributo pubblico concedibile inferiore a euro 3.000.Le domande di contributo devono essere presentate dal 15 novembre al 15 dicembre 2017. È utile sin da subito attivarsi, rivolgendosi agli uffici di Coldiretti di Pistoia, San Marcello Pistoiese, Quarrata, Monsummano Terme o Pescia, per avere assistenza per l’istruttoria e la presentazione delle domande. Possono usufruire dei contributi di cui sopra gli apicoltori detentori di partita Iva e le forme associate.

Un sollievo parziale per gli apicoltori che, a fronte di buone notizie sul gradimento dei consumatori del miele (più 5% nei consumi domestici: elaborazioni Coldiretti su dati Istat 2016), con il drastico calo produttivo  assistono all’aumento delle importazioni di miele dall’estero. Secondo le ultime stime infatti le importazioni sono aumentate del 13% nel 2016 (superando la produzione nazionale) con una crescita delle confezioni cinesi, ungheresi e rumene.

“Alcuni tipi di miele sono andati completamente persi come l’acacia, il corbezzolo, il girasole. Un po’ meglio è andata nelle zone di montagna dove si è prodotto miele di castagno e millefiori -spiega Coldiretti-. Quindi il miele sugli scaffali sarà scarso e si ricorrerà all’importazione. Sebbene si tratti di un prodotto con l’indicazione di origine obbligatoria in etichetta, le frodi sono sempre possibili e per questo invitiamo i consumatori a privilegiare l’acquisto direttamente dai produttori, tramite la rete di Campagna Amica”.

In totale l’Italia conta 45.000 apicoltori, di cui quasi 20.000 quelli che lo fanno non per diletto e autoconsumo, ma per immettere miele e prodotti apistici sul mercato. L’apicoltura rappresenta un settore importante per l’agricoltura, con 1,2 milioni di alveari, un valore stimato di 150-170 milioni di euro. Significativa è la presenza della Toscana che con i suoi 23mila quintali di miele detiene il 10% della produzione nazionale per un valore di circa 16milioni di euro. Gli apicoltori nella nostra regione sono circa 4700 e sebbene sia un settore dove è sviluppato l’hobbismo, una buona parte di questi sono veri e propri imprenditori agricoli. L’anagrafe regionale ad oggi censisce oltre 98.000 arnie.

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