Il miele di cardo del Sulcis è il migliore d’Italia

di Stefania Piredda –

Il miele del Sulcis sale, per la seconda volta, sul gradino più alto del podio nazionale più dolce.

In quello che verrà ricordato annus horribilis dell’apicoltura a causa della siccità, il miele di cardo prodotto dai coniugi Rosi Pilloni e Gabriele Favrin, titolari dell’azienda artigianale di Carbonia “Apiflora”, ha trionfato al trentasettesimo concorso “Grandi mieli d’Italia” bandito dall’Osservatorio nazionale del miele che, ogni anno, riunisce il meglio dell’apicoltura italiana a Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna.

IL TRIONFO – “È stata un’emozione grandissima – racconta Rosi Pilloni – quest’anno ci abbiamo messo un impegno incredibile perché, come tutti i colleghi dell’Isola, abbiamo lavorato in condizioni complicatissime. Il caldo ha anticipato tutte le fioriture e così ottenere un miele monofloreale in purezza, capace di rispondere a tutti i requisiti richiesti dagli esperti, non era affatto scontato. Ma ce l’abbiamo fatta e siamo fieri di portare alto il nome della nostra terra”.

Erano 802 i mieli in concorso e soltanto 18 hanno ricevuto le “Tre Gocce d’Oro” ovvero il premio come miglior miele d’Italia.

In tutto sono stati 57 i mieli sardi che hanno ottenuto diversi riconoscimenti e, accanto a Apiflora, altri due produttori sardi, l’azienda agricola Nabui di Guspini, con il miele d’asfodelo, e l’Apicoltura Isca e Muras di Barumini, con il miele di eucalipto, hanno ottenuto il massimo riconoscimento da una giuria composta da 66 esperti.

IL BIS – Per Rosi e Gabriele si tratta di un bis perché, nel 2012, avevano già ottenuto le Tre Gocce: “Ma ottenerle in una stagione in cui la siccità è stato un nemico che ha rischiato di mettere a rischio intere produzioni, ci dà una gioia immensa e ci ripaga di tanta fatica”.

I due coniugi praticano da 25 anni quella che viene definita “apicoltura nomade”, ovvero spostano gli alveari nei diversi angoli del Sulcis Iglesiente, inseguendo le migliori fioriture.

Per produrre il miele di cardo del Sulcis, campione d’Italia 2017, le api hanno “lavorato” in un pascolo cespugliato presso Monte Suergiu a un’altitudine di 50 metri sul livello del mare.

“Quando in primavera c’è stata un’esplosione di colori e profumi – continua Rosi – abbiamo iniziato una buona produzione di diverse varietà. Ma poi le temperature altissime hanno fatto seccare tanti fiori prima ancora che potessero schiudersi e così il lavoro è proceduto tra mille difficoltà. Siamo però in buona compagnia a causa dei cattivi scherzi del clima: i nostri colleghi del nord Italia hanno visto crollare la produzione del miele d’acacia a causa della neve”.

LE VARIETÀ – I dati che è possibile visionare sul sito dell’Osservatorio nazionale (vanno da settembre 2016 a agosto 2017) dicono che in Sardegna la produzione del miele di cardo è riuscita comunque ad attestarsi, al Centro-Sud, su valori medi simili a quelli del 2016, ovvero di circa 10 chili ad alveare; mentre al Nord si sono quasi azzerati.

Per quanto riguarda il miele di eucalipto, che ha visto trionfare l’azienda di Barumini, sono state registrate produzioni variabili: nel nord Sardegna i raccolti non hanno superato i 5 chili ad alveare, al centro i 15-18 chili e al sud tra i1 2 e i 15.

Il caldo ha fatto, invece, crollare quasi del tutto la produzione del miele di Sulla che, secondo il dato più alto (raccolto nella Marmilla e nel Medio Campidano) si è fermata a 3-5 chili ad alveare.

Il dato del “millefiori” si è assestato sui 12-15 chili, mentre la forte siccità ha limitato le produzioni di miele d’arancio a 15 chilogrammi ad alveare (con picchi di 18 nelle zone in cui gli agrumeti sono stati irrigati).

La produzione di miele di asfodelo, che all’azienda di Guspini ha fruttato le Tre Gocce d’oro, nelle aree settentrionali e centrali dell’Isola si è fermata a 15 chili e a 10 nel meridione.

Infine, il miele di corbezzolo (il dato è del novembre 2016) è stato prodotto discretamente nelle aree della Gallura e dell’Alta Ogliastra (7-8 chili ad alveare) mentre il dato medio del Sulcis si ferma a una media di 5 chili.

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