Apicoltura, un patrimonio da tutelare

Firmato un protocollo di intesa tra nove dei maggiori attori del settore agricolo con l’obiettivo di salvaguardare il settore.

Per salvaguardare il patrimonio apistico attraverso l’applicazione delle buone pratiche agricole, lo scorso 15 settembre a Castel San Pietro Terme(Bologna), è stato firmato un protocollo d’intesa. Nove tra le principali associazioni di categoria agricole si sono riunite per confrontarsi e impegnarsi a difesa degli insetti pronubi e del ruolo fondamentale che essi svolgono per l’ambiente: la loro azione quotidiana di tutela della biodiversitàe il loro supporto alle produzioni sementiere ed ortofrutticole, con particolare riferimento alle specie allogame che necessitano di impollinazione per riprodursi.

L’accordo prevede che le parti si impegnino a sensibilizzare i rispettivi associati sulla necessità di evitare, nei periodi di fioritura, insetticidi e altre sostanze che potrebbero risultare tossiche alle api. Esso predispone inoltre un elenco di prodotti fitosanitari consigliati per trattare le coltivazioni sementiere e ortofrutticole in fioritura. Appoggia poi l’utilizzo delle migliori pratiche agricole per promuovere una produzione agricola sostenibile che salvaguardi la biodiversità e, infine, incentiva il confronto tra le parti per risolvere le situazioni critiche così come un tavolo tecnico permanente per prevenirle e monitorarle.
Con la speranza che anche le istituzioni, con particolare riferimento al Servizio fitosanitario nazionale, si muovano nella stessa direzione.

E’ risaputo che l’utilità delle api va ben oltre la produzione del miele. Esse infatti intervengono anche nei meccanismi vitali del mondo vegetale quali la riproduzione. La loro elevata sensibilità all’inquinamento, inoltre, viene utilizzata per stabilire il grado di contaminazione di un ambiente naturale.
Che le api siano un patrimonio comune e che debbano essere quanto più possibile preservate è un concetto che trova un consenso universale, sebbene nei fatti tenda a prevalere il vantaggio individuale, più o meno consapevole, con frequenti effetti dannosi su questo insetto. Ne sono una prova gli avvenimenti degli ultimi anni, che hanno visto un esponenziale incremento della moria di api e una netta diminuzione delle rese nella produzione del miele. Tale fenomeno è stato individuato come la sindrome dello spopolamento degli alveari (Ssa, in inglese Ccd), le cui concause sono da ricercarsi nei cambiamenti ambientali, nella malnutrizione, in vari patogeni, negli insetticidi o ancora nelle radiazioni da telefoni cellulari o altri dispositivi creati dall’uomo.

Per prevenire i danni al patrimonio apistico, però, è indispensabile una maggiore conoscenza sul comportamento di questi insetti e un confrontotra tutte le parti coinvolte. E’ su questi presupposti che è stato infatti creato un tavolo di lavoro nazionale tra tutte le rappresentanze dalla filiera agricola.
I firmatari dell’intesa
Confagricoltura, Cia, Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, Assosementi, Cai, Compag, Consorzio delle organizzazioni di agricoltori moltiplicatori di sementi (Coams), Federazione apicoltori italiani (Fai) e Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi) sono i firmatari dell’accordo.

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