“La disponibilità delle aziende ad accogliere persone provenienti da progetti come Bee My Job è fondamentale per permettere alle persone in fuga di rendersi autonome e riappropriarsi del proprio futuro.
Bee My Job: accoglienza, formazione e lavoro in apicoltura e agricoltura biologica, dal Nord al Sud Italia con il supporto dell’UNHCR
Il progetto, che si occupa di formazione professionale e inserimento lavorativo di richiedenti asilo e rifugiati, è un premiato modello alessandrino di integrazione che è giunto alla sua quarta edizione.
Con al centro sempre integrazione, api e agricoltura, si aggiungono tante novità e partnership importanti. “Dal 2015 ad oggi sono stati formati 66 richiedenti asilo e rifugiati e attivati 44 percorsi di tirocinio lavorativo presso aziende del settore apistico e agricolo in tutta Italia.
Alcuni di questi ragazzi, portando nuove risorse all’interno delle aziende, si stanno costruendo un futuro e stanno dando al settore nuova linfa e nuove prospettive”.
Così sintetizzano da Cambalache, l’associazione che ha ideato e portato a compimento il tanto lavoro che sta dietro a Bee My Job.
Il progetto è stato apprezzato dal Servizio Centrale che lo ha valutato una “storia” da Manuale SPRAR e ha riscosso l’interesse di molte organizzazioni e media nazionali e internazionali (da Legambiente a Voice of America, dalla Fondazione Kennedy all’Ansa sono stati tanti i premi e i servizi giornalistici dedicati a Bee My Job). Quest’anno raggiunge un’ulteriore prestigioso traguardo: il supporto dell’UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati e lo stimolo a replicare il progetto oltre che ad Alessandria, anche in Emilia Romagna e Calabria.
Una ricetta semplice ma curata nei minimi dettagli: 2 settori economici come quello apistico e dell’agricoltura biologica alla ricerca di manodopera, lavoro di rete con le associazioni di categoria (in particolare l’Unione Nazionale Apicoltori Italiani e il Consorzio Nazionale Apicoltori), servizi e contributi economici per le aziende e per i tirocinanti, partner formativi e tanto lavoro di “fino” nel far combaciare le competenze dei richiedenti asilo con le esigenze delle aziende.
Nei 3 centri di formazione, ad Alessandria, a San Giorgio di Piano (Bologna) e a Lamezia Terme, lo scorso 5 febbraio è partito in contemporanea il percorso di formazione professionalizzante in apicoltura e agricoltura biologica. La formazione coinvolge 77 richiedenti asilo e rifugiati, tra cui uomini adulti, donne e minori di oltre 20 diverse nazionalità, e prevede lezioni teoriche, pratica in campo – ad Alessandria presso l’apiario urbano di Bee My Job, visite ad aziende e alla Fiera apistica Apimell a Piacenza. Non solo, da quest’anno sono stati attivati focus specifici sulla sicurezza sul lavoro, sui diritti e doveri del lavoratore e sugli usi e costumi necessari per meglio favorire l’integrazione sociale. “Siamo nella fase di reclutamento e selezione delle aziende agricole, ora.
Invitiamo tutti gli interessati ad ospitare un rifugiato a contattarci all’indirizzo info@beemyjob.it in modo che possa essere spiegato loro il carnet di servizi pensati dal progetto. Cerchiamo aziende che vogliano sperimentare un rapporto di lavoro con tirocinanti formati ma che siano anche pronte a farsi contaminare da culture provenienti da tutto il mondo”. Questo ultimo punto fa trasparire tutta la natura più intima del progetto che, prima ancora di pensare all’integrazione lavorativa, si preoccupa di promuovere una società accogliente.
“Siamo molto felici di poter sostenere questo progetto che rappresenta un altro tassello importante per rafforzare le opportunità di integrazione di richiedenti asilo e rifugiati” ha dichiarato Carlotta Sami, Portavoce UNHCR per il Sud Europa, “La disponibilità delle aziende ad accogliere persone provenienti da progetti come Bee My Job è fondamentale per permettere alle persone in fuga di rendersi autonome e riappropiarsi del proprio futuro. Per questo motivo abbiamo creato un logo: Welcome. Working for refugee integration che intendiamo assegnare a quelle aziende che sosterranno i percorsi di inclusione dei rifugiati, dando loro la massima visibilità”. “Per creare valore si deve lasciare spazio alle contaminazioni”, dicono da Cambalache. Di contaminazioni, dal 5 febbraio scorso, ne sono partite 2, a Bologna con la Cooperativa La Venenta e a Catanzaro con la Comunità Progetto Sud.