Moria di api sul Montello, sotto accusa i vigenti ma non solo. Silvano Lazzarin (in foto), noto apicoltore di Giavera, che porta le sue sue arnie anche sul Montello, denuncia la gravità della situazione. «Anch’io come altri apicoltori ho subito nel tempo un considerevole avvelenamento a causa dei pesticidi e dato che oramai ci sono soprattutto vigneti è facile intuirne l’origine – spiega precisano Lazzarin, precisando però – a dirla tutta l’unica altra produzione degna di nota oltre ai vigneti è la patata Carantina e anche vicino a queste coltivazioni ho registrato morie di api: oramai l’agricoltura tradizionale è pericolosa».
Dichiarazioni gravi quelle dell’apicoltore che spiega come il suo mestiere sia diventato itinerante. «Ci spostiamo con gli alveari seguendo le fioriture, pertanto ora lavoro a Lovadina e a breve porterò le api sul Montello per le acacie mentre, per il miele di castagno, vado a Combai. Il punto è che anche se posizioniamo le arnie vicino a fioriture specifiche, qualcuna viene attratta anche da altri fiori ed è qui che restano vittime dei pesticidi. Purtroppo, per fermare tutto questo le procedure sono assurde: dovrei raccogliere almeno 4 etti di api morenti (non già morte), congelarle e chiedere appuntamento al laboratorio zooprofilattico dell’Ulss, quindi quando ho l’ok dovrei consegnargli le api e dirgli pure da quale sostanza sono state avvelenate. Impossibile!».
Una situazione insostenibile per chi come Silvano crede in quello che fa e si occupa di apicoltura biologica quasi per missione: «Sono un pensionato e per 40 anni ho lavorato a Porto Marghera in raffineria, dove ho visto cose incredibili, per questo quando ho finito di lavorare ho deciso di occuparmi di api: volevo capire cosa sta succedendo al nostro ambiente e quindi alla nostra salute». L’apicoltore di Giavera conclude spiegando che sperava di trovare nel Montello un luogo salubre ma le api, preziosi indicatori biologici, testimoniano il contrario e quanto sta accadendo è decisamente allarmante.