Acacia e millefiori pressoché azzerati e api che rischiano di morire di fame. È una situazione da bollino nero quella che sta attraversando l’apicoltura marchigiana a causa del clima impazzito che ha visto, finora, una prima parte di anno secca e un maggio con temperature davvero fuori stagione.
Gli apicoltori stanno nutrendo le loro api, impossibilitate ad uscire per via della temperature basse, con sciroppi zuccherini per sventare la loro scomparsa. Le smielature di acacia e millefiori primaverili, che si sarebbero dovuto già eseguire, sono praticamente saltate e le previsioni per l’anno in corso non sono affatto buone. Peggiori addirittura di quelle dello scorso anno quando si sono registrate produzioni molto altalenanti con rese anche sotto i 5 chili ad alveare: pressoché dimezzata l’acacia e raccolta vicino allo zero nelle province di Macerata e Fermo.
Situazione allarmante per un settore in ascesa e di qualità come quello marchigiano. Nella nostra regione si contano 2577 apicoltori (+ 8% rispetto al 2017) di cui quasi il 35% come attività commerciale mentre il resto è autoconsumo. Su 63768 alveari, il 13% sono destinati alla produzione biologica. Un calo di produzione che incentiva l’arrivo sugli scaffali di miele straniero, proveniente soprattutto da Cina e Ungheria e che fa segnare un +18% di aumento della quantità di miele importata, pari a 27,8 milioni di chili.
“Le temperature fuori stagione e le piogge – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – stanno creando un vero e proprio allarme tra gli apicoltori. Le api rappresentano un termometro biologico e con la loro opera sono fondamentali per l’ecosiatema in generale. Eppure il settore è poco considerato. Con una situazione così occorre far accedere la categoria al fondo di solidarietà nazionale”.