Pensate ad una città diversa. Strade non solo per le macchine, ma corridoi verdi anche per gli insetti impollinatori, giardini non solo decorativi, ma polmoni verdi che rigenerano l’aria e diminuiscono la temperatura totale della zona, dove volare a raccogliere da alberi e piante e da balconi fioriti, aiuole piene di varietà nettarifere, magari tipiche della flora mediterranea, quelli che un apicoltore chiamerebbe ‘pascoli’. Questa sarebbe la città vista da un drone naturale: l’ape.
Una città più a misura umana anche per i nostri figli, dove camminare, andare in bicicletta, cenare sul balcone, in giardino o nel dehors di un ristorante non diventa roba da biohazard.
C’è chi crede in tutto questo e lavora per strutturare un futuro migliore che cominci già oggi, coinvolgendo i cittadini in piccole ma importantissime azioni per il benessere delle città.
Le api in città non sono pericolose e questo bisogna dirlo chiaramente.
L’ape non punge a meno che non sia costretta a difendere la propria famiglia. Il forte senso del gruppo familiare impone la difesa a costo della vita e quindi sì, le api si battono fino alla morte certa. Quando sono impegnate nella raccolta, di nettare o di polline, non guardano in faccia nessuno: perseguono l’obiettivo. Può capitare di trovare in primavera uno sciame di api abbarbicato sul balcone, o intrufolato nella serranda o nella bocchetta di sicurezza del gas: niente paura la migrazione della famiglia con la sciamatura richiede solo la presenza di un apicoltore che porti loro una bella casa comoda in cui installarsi, in pratica un’arnia.
Che succede nelle nostre città da qualche anno in qua?
Da Torino a Latina, da Roma a Cesena, Potenza, Cremona, Milano, Segrate(MI), Firenze, Alessandria, il ronzio si è propagato ed è diventato espressione di piccoli gruppi, di singoli apicoltori o di associazioni che costruiscono percorsi di consapevolezza ambientale urbana attraverso l’apicoltura in città. Da qualche anno è nata anche una Rete di coordinamento (Rete Nazionale Apicoltura Urbana www.reteapiurbane.it) che porta avanti l’idea di città più compatibili con l’uomo e con le api coinvolgendo gruppi di cittadini di tutte le età, grazie a attività ludico didattiche, veri e propri corsi di apicoltura, e percorsi di conoscenza dei prodotti dell’alveare. Sì perchè il miele urbano esiste ed è commestibile perchè i principali inquinanti passano principalmente nel polline. Qui arriviamo ad un’altra forte opportunità creata dall’apicoltura in città, ovvero le informazioni sul grado di inquinamento dell’aria che respiriamo. ‘Il biomonitoraggio che si può fare attraverso l’analisi delle api in ambiente urbano ci apre importanti possibilità di ricerca – spiega Claudio Porrini, tecnico ricercatore dell’Università di Bologna, che è la parte scientifica della Rete Nazionale – anche se servirebbero più fondi per implementarla. Al momento i dati che vengono dalle città coinvolte nel progetto Api e Orti urbani ci forniscono delle indicazioni interessanti ma non esaustive, per questo sarebbe auspicabile aumentare i punti di prelievo. L’apicoltura urbana è uno strumento ecocompatibile per rilevare il benessere dell’aria dei luoghi in cui viviamo’.
In questo discorso le Istituzioni giocano un ruolo importante, soprattutto quando decidono di preferire i diserbanti per la manutenzione di bordure e aiuole che invece potebbero, opportunamente gestite, diventare pascoli per le api. Anche per questo motivo, nella giornata mondiale dell’ape (WORLD BEE DAY) del 20 maggio scorso la Rete Nazionale ha lanciato l’iniziativa facciamo BeesBoccia!, una giornata alla scoperta di come sarebbe bella la città con pascoli nettariferi e api a zonzo, con attività come la costruzione di seed bombs con semi melliferi, piantumazioni, percorsi, assaggi e visite in apiario.
L’aspetto aggregativo è uno degli effetti virtuosi delle api in città e permette di prendere la consapevolezza ambientale e seminarla a spaglio nelle scuole, con gli adulti, con le Istituzioni per dire a noi stessi che non c’è più tempo, da ora vale.