ll freddo di questa primavera, la scarsità di polline durante la fioritura ha riportato gli alveari a una situazione “invernale”, alterando l’intero ciclo produttivo del miele, con danni ingenti per l’apicoltura del territorio- A lanciare l’allarme è la Cia Imola. “Non si tratta solo della perdita di un raccolto, seppur importante come quello d’acacia, ma di un di un’anomalia climatica che ha alterato il ciclo produttivo del miele, provocato la moria delle api e compromesso l’intera annata”, spiega Maurizio Nenzioni, apicoltore di Cia Imola che ha al suo attivo 350 alveari.
Già qualche giorno fa, la Federazione Apicoltori ha stimato una perdita tra i 5 e 10 milioni di miele d’acacia a livello italiano e danni fino a 50 milioni di euro per il comparto. Cia – Agricoltori italiani Imola sta monitorando la situazione sul territorio con i principali produttori di miele e valutando insieme a loro un’azione per richiedere forme di indennizzo straordinarie.
“Mi occupo di apicoltura da quasi trent’anni – continua Nenzioni – e non ricordo di aver mai visto un mese di maggio così freddo, piovoso e soprattutto una situazione così tragica a livello di alveari. Certo, in passato, è capitato di perdere una raccolta di miele, magari per un brusco calo delle temperature in primavera che ha compromesso le fioriture. Ma mai, dico mai, la situazione è stata così difficile. In realtà tutto è iniziato con i migliori auspici con un inverno mite e un aprile abbastanza buono per le fioriture a livello climatico. Poi, dai primi di maggio, sono arrivati pioggia e temperature rigide che sono durate per un mese intero, proprio nel periodo in cui la Regina ha deposto le uova e le api raccoglitrici erano pronte per uscire. Gli alveari sono regrediti: a Regina ha smesso di deporre, le api di uscire per cercare nutrimento e hanno attaccato il miele di scorta finché, esaurito anche quello, sono morte. Naturalmente abbiamo cercato di nutrirle con acqua e zucchero e prodotti appositi, ma quando non c’è il polline è come nutrire un bambino con solo pane, a un certo punto mancano tutti gli altri principi nutritivi e nascono i problemi”.
“Ovviamente pesa la perdita del raccolto di acacia – ribadisce l’apicoltore imolese – uno dei più richiesti sul mercato, ma pesa ancora di più il fatto che sarà praticamente impossibile o molto difficile recuperare. Si tratta proprio di una questione tecnica: la Regina con il caldo ha ricominciato a deporre, le uova si schiuderanno in una ventina di giorni e ne serviranno altri venti perché le api siano pronte per uscire dall’alveare, quindi a metà luglio. Nel frattempo dovrebbero lavorare le api mature, ma sono rimaste in poche e anche quelle che ci sono ritornano spesso a “mani vuote”, forse perché non trovano il nettare giusto o il polline è poco. E consideriamo che a luglio non ci sarà quasi più nulla in fioritura e si dovrà iniziare a intervenire sui melari. Si tratta di un vero disastro”.
Cia Imola auspica, vista la situazione di gravità, anche un intervento del Fondo di solidarietà nazionale per un sostegno concreto agli apicoltori che hanno subito questi ingenti danni da maltempo.
Cia Imola: “Il clima ha alterato il ciclo produttivo del miele, è emergenza”