Il miele è femmina

di Martina Ravaioli e Jona Mantovan –

Coloro che hanno visto il simpatico lungometraggio d’animazione “Bee Movie” della DreamWorks Animation, qui il trailer, si ricorderanno dei “fuchi fichi”, i muscolosi e atletici maschi dell’alveare incaricati di raccogliere polline e nettare per la produzione di miele. Tutto giusto? No, tutto sbagliato.
Il cartone, per quanto godibile e divertente, è in realtà una lunga sequenza di errori naturalistici. Sono le api operaie, tutte femmine, a raccogliere le preziose sostanze e tutta la gerarchia dell’alveare è femminile. E proprio grazie ad una donna, l’apicoltrice Micaela Campagnoli, membro della Federazione Ticinese Apicoltori, abbiamo avuto modo di scoprirne di più sull’affascinante mondo degli alveari.

La FTA conta circa 500 membri e, negli ultimi anni, richiama un numero sempre maggiore di giovani e di donne che sono però ancora la netta minoranza.
Diventare apicoltore non è così semplice ci spiega Campagnoli: “L’ideale sarebbe affiancare un apicoltore esperto per un anno, così da vedere tutto il ciclo della vita dell’arnia e le caratteristiche dell’Apis mellifera, la specie di ape allevata in Ticino. Esistono libri, corsi alla scuola di Mezzana, documentari, ma per imparare davvero è necessario osservare, sperimentare e provare. Inoltre, ogni apicoltore ha i suoi piccoli segreti e servono anche dei permessi per poter istallare un apiario.”

Il lavoro dell’apicoltore non si ferma mai. Tutto l’anno è necessario curare e supervisionare le arnie, ad esempio per la lotta contro l’acaro varroa, un parassita che si attacca al corpo dell’ape e si ciba dell’emolinfa, indebolendo l’insetto. Se l’infestazione non viene tenuta sotto controllo, si può arrivare alla morte dell’intera colonia.
“In questo periodo dell’anno” continua l’apicoltrice “è necessario valutare lo stato delle colonie e capire se una famiglia è ormai troppo numerosa e quindi si assisterà al fenomeno della sciamatura, cioè alla suddivisione del gruppo di api in due colonie distinte e con due differenti regine, o se, al contrario, è ancora poco sviluppata e necessita di introduzione di nuovi elementi.” In ogni caso è compito dell’uomo garantire il massimo benessere di questi preziosi animali e metterli nelle migliori condizioni per produrre il miele e per poter continuare il loro fondamentale lavoro di impollinazione.

Un’arnia in buone condizioni arriva a contenere 50.000-60.000 api che producono fino a 30 kg di miele per l’uomo, ma la produzione complessiva è maggiore. Gli apicoltori, infatti, lasciano gran parte del prodotto alle api, così da garantire loro il sostentamento, e prelevano solo una parte di questo dolce oro giallo. Può capitare che il miele, però non basti. “Questi inverni troppo miti, causano nelle api una penuria di nutrimento. Infatti quando le temperature sono rigide le api vanno in una sorta di torpore e si raggruppano in una formazione chiamata glomere. In pratica si ammassano le une sulle altre, tenendo al centro la regina e scaldandosi a vicenda. Se le temperature, come quest’anno, non sono abbastanza rigide, le api non formano il glomere e continuano, almeno parzialmente, la loro attività. Questo porta ad un notevole dispendio energetico e ad un rapido consumo delle risorse dell’alveare. In casi simili l’apicoltore deve intervenire somministrando alla colonia degli sciroppi sostitutivi formulati apposta per l’alimentazione di questi insetti.” Spiega la nostra interlocutrice che sottolinea anche come “questi piccoli esserini, che sono sopravvissuti per millenni, si ritrovano oggi a combattere contro molti nemici: malattie, pesticidi, inquinamento di vario genere, cambiamenti climatici.”

La moria delle api deve far riflettere, non solo per il miele, per quanto apprezzato prodotto, ma per il ruolo essenziale svolto nell’impollinazione. “Senza api, infatti, non avremmo né frutta né verdura” sottolinea Micaela Campagnoli. Per garantire la sopravvivenza di questi insetti è necessario che tutti facciano la loro parte. Dal piantare i fiori che garantiscono loro un elevato nutrimento, facilmente reperibili in commercio sotto forma di bustine di semi, all’usare prodotti non nocivi per la cura contro i parassiti delle piante. Tutti gli sforzi sono necessari per garantire un ecosistema sano per non ritrovarci, conclude tristemente l’apicoltrice “come in Cina, dove a causa della morte delle api devono impollinare i ciliegi con i cotton fioc.”

E proprio domani, mercoledì 20 maggio, si celebra in tutto il mondo la “Giornata mondiale delle api”. Per l’occasione anche il Dipartimento del territorio è impegnato a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salvaguardia di questi preziosi insetti. Tre sono le principali misure: l’esclusione dall’obbligo di licenza edilizia per la posa di un determinato numero di arnie da parte degli apicoltori, il sostegno e l’impegno nell’ambito di progetti legati alla biodiversità e la realizzazione di campagne mirate per informare sull’uso consapevole dei prodotti fitosanitari che possono influire negativamente sulla sopravvivenza delle api.

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