Giornata mondiale delle api: l’impegno della ricerca CREA

Senza api non ci sarebbe cibo ma anche gli atri insetti pronubi garantiscono la vita sulla Terra: 20 mila specie contribuiscono all’impollinazione del 90% della flora selvatica.

Grazie alla loro instancabile attività di impollinazione, le api assicurano i ¾ dei prodotti agricoli che arrivano sulle nostre tavole (con gli altri insetti impollinatori), mentre 20 mila specie contribuiscono all’impollinazione del 90% della flora selvatica. Ormai siamo tutti consapevoli dello straordinario ruolo di sentinella ambientale e di sostegno della biodiversità – anche in funzione di resilienza al cambiamento climatico – svolto dalle api, allevate e selvatiche.

Tuttavia, questi preziosi insetti da decenni, ormai devono far fronte a numerosi fattori di rischio, naturali (parassiti, patologie, cambiamenti climatici) ed antropici (inquinamento, pesticidi ecc). Per tali ragioni, il CREA, con il suo centro di ricerca Agricoltura e Ambiente, erede dell’Istituto Nazionale di Apicoltura nato negli anni ’30, si occupa da anni di monitorare lo stato di salute delle nostre sentinelle ambientali.

La difesa delle api. I ricercatori CREA studiano da un lato come difenderle dai nuovi pericoli (patologie e parassiti), dall’altro, invece, come tutelarle e valorizzarle. Nel primo caso sono stati messi a punto sistemi di controllo o di biocontrollo, specialmente dell’acaro Varroa destructor, del fungo unicellulare Nosema ceranae, del coleottero Aethina tumida e del calabrone asiatico Vespa velutina. Nel secondo, si punta alla conservazione ed al miglioramento genetico delle api italiane, in particolare di due specie: Apis mellifera ligustica e Apis mellifera siciliana, rispettivamente un patrimonio naturale dall’elevato valore economico e un importante elemento di biodiversità.

Nel dettaglio, il CREA si occupa della caratterizzazione biometrica e genetica delle popolazioni di api presenti sul territorio nazionale e dello studio delle loro caratteristiche comportamentali e produttive, anche per l’individuazione di caratteri di resistenza ai parassiti. E proprio per svolgere queste attività il Centro gestisce l’Albo Nazionale degli Allevatori di Api Italiane (fondato con Decreto Ministeriale n. 20984 del 10 marzo 1997). Inoltre, i ricercatori sono impegnati nella gestione delle problematiche sanitarie o del controllo di altri fattori di stress, ma si guarda anche alla nutrizione come mezzo per aumentare le difese delle api senza alterare le qualità costitutive del miele, nell’ottica di un sostenibile controllo degli aggressori (progetto “Controllo delle malattie e degli aggressori delle api mediante la gestione della nutrizione”). Senza dimenticare di valutare gli effetti sulla salute provocati dagli agrofarmaci utilizzati per il controllo dei fitofagi e delle piante infestanti. Si tratta di un’analisi effettuata con strumenti diagnostici rapidi per identificare le cause di malessere e sviluppare modelli previsionali (progetto Horizon POSHBEE “Pan-european assessment, monitoring, and mitigation Of Stressors on the Health of BEEs”)

Api e tutela ambientale Inoltre, il CREA da tempo sta studiando l’uso delle api nel monitoraggio dell’ambiente, del suo inquinamento (presenza di pesticidi, metalli pesanti) e della sua qualità (valutazione della biodiversità vegetale, grazie all’identificazione delle piante più utili al loro sostentamento). Le api, infatti, oltre al nettare, raccolgono anche polline, acqua, resina, e percorrono normalmente più di un chilometro per farlo. Quindi, le api di un alveare possono “bottinare” in un’area di circa 7 km quadrati, e sul loro corpo ricoperto di peli possono trattenere particelle di vario genere. Per questo, in alcuni progetti, le api sono utilizzate come bio-indicatori, in grado di fornire una misura del livello di contaminazione di un agro-ecosistema da pesticidi, metalli pesanti o altre sostanze. E, proprio a tale attività, è finalizzato il progetto “BeeNet: api e biodiversità nel monitoraggio dell’ambiente”, attraverso postazioni, dislocate su tutto il territorio italiano ed equipaggiate con dispositivi tecnologici (smart hives), in grado di misurare e trasmettere dati in maniera automatica.

Le prospettive della ricerca “La nostra ricerca ambisce a salvaguardare le api e la loro biodiversità  – spiega Marcello Donatelli, direttore del CREA Agricoltura e Ambiente – ed a tal fine è fondamentale guardare al futuro, puntando sulle tecnologie innovative a supporto della certificazione dei prodotti, del miglioramento genetico e sullo sviluppo del digitale, basti pensare alla digitalizzazione delle arnie e alle applicazioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento delle sottospecie e per determinare gli impatti dei sistemi agricoli sulle api e gli apoidei selvatici. Queste – conclude Donatelli – sono le aree di ricerca del gruppo di lavoro in apidologia che, nel Centro di ricerca CREA Agricoltura e Ambiente, coniuga le professionalità apidologiche con competenze informatiche, sulla modellazione dei sistemi, su applicazioni di analisi molecolare.”

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