Un apicoltore di Pieve del Grappa interviene ogni qual volta uno sciame si stabilisce in un posto inopportuno.
Api che cercano casa e la trovano in posti decisamente non consoni: non negli alberi cavi dei boschi, ma in giardini, negli anfratti tra scuri e finestre, troppo vicino agli uomini, seppure entrambi non possano fare a meno l’uno dell’altra. Chi chiamare o cosa fare? “In realtà capita più spesso di quello che ci si aspetta. C’è poi da dire che le api non in natura non riescono a vivere senza l’uomo”: spiega Mauro Ceccato giovane agricoltore e apicoltore dell’azienda Agricola Monfenera di Pieve del Grappa, che interviene in questi casi.
“Le persone non riconoscono che sono api e ne hanno paura, quindi cercano di eliminarle o non sanno a chi rivolgersi. Noi andiamo a recuperarle e come apicoltori ci impegniamo a proteggerle e mantenerle in vita”. Il maltempo dello scorso anno ha causato frequentissimo episodi di sciamatura e una ventina di telefonate per stagione arrivano. Senza l’uomo, sopravvivere per l’ape è difficile, non solo per la mancanza di habitat e cibo, ma soprattutto per la presenza, dal 1982, di un acaro, il Varroa Destructor, capace di annientare interamente lo sciame. Con Ceccato, nel settore da 6 anni, una rete di apicoltori che si sostengono e si aiutano.
“Fare rete è oggi indispensabile se si vuol vivere di agricoltura in piccola scala – continua Ceccato -, lo è tanto più per il settore dell’apicoltura”. Condivisione di strumenti, conoscenze, rete di vendita e anche, come in questo caso, forza lavoro e collaborazione, è indispensabile per un settore fragile, che però sostiene il 70% della produzione di frutta e verdura. Un settore che non riceve sovvenzioni dallo stato e che vive l’incertezza dei cambiamenti climatici, di cui come è stata la stagione scorsa, quando temperature invernali al di sopra della media hanno portato ad un buon sviluppo delle famiglie con, però, poco cibo a causa del clima siccitoso e ventoso di fine inverno, a cui è seguito un improvviso abbassamento della temperatura in primavera. “Se fino a dieci anni fa era possibile prevedere le annate, ora ci sono troppe variabili, come ad esempio un possibile ritorno del freddo. Adesso è il momento del castagno e del millefiori di montagna, ma è difficile precedere come andrà”.
Qualcuno chiede già il miele, già ad inizio della stagione, con la fioritura delle acacie, ad aprile, (che tra l’altro quest’anno è arrivata in anticipo) ma “i bravi padri delle api” scelgono di darlo in nutrimento alle api. Questo vuol dire, per i piccoli apicoltori, che metà della produzione è compromessa. “Ma questa è stata la mia scelta per evitare un maggio come quello dello scorso anno. Certo, le api possono essere nutrite anche con lo zucchero, con costi decisamente inferiori, ma non capisco perché se io ho un certo stile di vita che mi fa magiare cose buone, i miei animali non possano avere lo stesso diritto, anche poi per evitare residui di glifosato, seppur mi-nimi, nel prodotto finale”. (Info: Mauro Ceccato 3488766345).