“Un furto tra colleghi, tra chi condivide la stessa passione e lo stesso lavoro. Un malcostume e un atto gretto, meschino”.
Non usa mezzi termini Ulderica Grassone, tecnica di Aspromiele per l’Astigiano, nello spiegare cosa si nasconde dietro ai furti di alveari che ogni anno interessano decine di apicoltori in Piemonte. Nell’Astigiano gli ultimi in ordine di tempo si sono verificati a inizio novembre nel nord della provincia, a Moncucco Torinese e Aramengo.
“I furti di alveari ci sono sempre stati – spiega Andrea Raffinetti che segue la delicata questione – ma negli ultimi anni il fenomeno è venuto maggiormente a galla anche grazie all’azione di Aspromiele”.
Aspromiele è l’Associazione Regionale Produttori Apistici del Piemonte. Fondata a Torino nel 1985 e riconosciuta dalla Regione Piemonte. Raccoglie circa 3000 soci e svolge principalmente la sua attività in favore e in rappresentanza del settore del miele e degli altri prodotti dell’apicoltura piemontese.
Negli ultimi anni il sodalizio ha dato la possibilità di raccogliere le segnalazioni di furti, evidenziandone un significativo incremento, soprattutto in certe zone, come lo stesso Astigiano.
Le segnalazioni non danno tuttavia una fotografia certa del fenomeno. “I dati probabilmente sono sottostimati, perché non tutti gli apicoltori sono associati ad Aspromiele e non tutti i furti vengono comunicati” evidenzia Grassone.
“Non è difficile rubare – spiega Raffinetti – I posti dove sono posizionate gli apiari sono isolati ma di facile accesso perché l’apicoltore ha necessità di ragggiungerli con dei mezzi per caricare i melari [la parte dell’arnia dove si raccoglie il miele destinato alla vendita e consumo NdR]. L’acceso è tanto più facile e ampio, tanto maggiore è il numero di alveari presenti. Di notte inoltre le api sono traquille”.
Già da questi elementi si può immaginare chi si cela dietro i furti. “Apicoltori che rubano a colleghi, meglio apicoltori disonesti e incapaci che rubano ad altri apicoltori onesti. Si tratta in media di furti di piccole dimensioni, dai 3 ai 7 alveari, che si riescono a caricare su furgoncini. Il periodo che segna un picco dei furti va da aprile ai mesi estivi, quando maggiore è la produzione di miele. Succede quando non si riesce a vendere, quando non si riesce a rispondere alle richieste dei clienti”.
Nel 2020 i furti in Piemonte sono stati circa 40, una decina solo nell’Astigiano concentrati in modo particolare nel nord della provincia, come indicato nella mappa realizzata da Aspromiele e che riportiamo di seguito.
Gli ultimi casi astigiani segnalati (a Moncucco sono stati rubati 12 alveari e ad Aramengo ben 15) sono anomali perché novembre è un mese di trattamenti antiparassitari e non di raccolta del miele.
“Sono apicoltori disonesti e incompetenti – prova a ipotizzare Grassone – Di solito si ruba in primavera quando le famiglie di api sono al massimo della loro produttività. In autunno il materiale è più a rischio di attacco di parassiti e si va verso il freddo quando l’apicoltore integra l’alimentazione delle ai con nutrimento aggiuntivo. Viene da pensare che possano essere persone che si sono appena affacciate al mondo apistico oppure apicoltori che vogliono attingere a maggiori contributi aumentando il numero di famiglie di api”.
Quale sia la motivazione si tratta comunque di un’azione “di basso profilo” perché perpetrata proprio da chi è del mestiere e sa quanto lavoro c’è dietro alla gestione di un apiario. “Sono gesti criminali che arrecano gravi danni alle aziende apistiche. Al valore del bene rubato vanno aggiunti la mancata produzione e il lavoro compiuto per la preparazione degli alveari al raccolto”.
Cosa si può fare per difendersi da questi furti?
Aspromiele ha attivato un programma di valutazione dei diversi sistemi antifurto e delle normative che ne regolano l’utilizzo, come fototrapole e GPS. Queste strategie stanno portando all’individuazione di molti ladri di alveari, denunciati in flagranza di reato oppure dopo la localizzazione della refurtiva.
“Importante è inoltre sporgere denuncia alle Forze dell’Ordine – concordano Grassone e Raffinetti che continuano -E’ essenziale almeno mandarci una segnalazione perché ci permetterà di avere dati precisi sulle aree maggiormente colpite. Una volta in possesso di queste informazioni potremo più efficacemente sensibilizzare le Prefetture affinché riguardo questo tema prestino la giusta attenzione”.
E non c’è da scherzare perchè il furto di alveari rientra nei furti con aggravante riconosciuti dal Codice Penale. “Non è come il furto di un’auto o un furto in casa che potevano essere protette meglio. Quando si rubano api, come quando si sottrae bestiame, si sta rubando qualcosa di indifendibile” conclude Raffinetti.
Attualmente, anche grazie ad Aspromiele, è in corso un processo nel Novarese. Un’indagine è inoltre da poco partita in un’altra area del Piemonte.
Chi è stato vittima dei ladri di alveari può contattare Aspromiele all’ indirizzo e-mail: monitoraggio.furti@aspromiele.it
QUI per accedere al sito di Aspromiele.