Dalle api una speranza per il futuro

di Eliana Cerchia –

Hovenia dulcis  e Castanea sativa sono le due specie di alberi (uno dell’uva passa, l’altro della castagna) che Filippo Vassallo – apicoltore per passione e docente del relativo corso presso l’Unitre – esorta la Città di Nichelino a piantare come simbolico inno alla vita.

“Ho letto che il nostro Comune dedicherà un albero per commemorare chi non ha potuto avere un funerale appropriato, a causa delle restrizioni legate all’epidemia di Covid 19 – spiega Vassallo – perché quindi non scegliere queste due tipologie? Producendo molti fiori ricchi di polline attirerebbero e nutrirebbero anche le api: una specie da tutelare anche perché indispensabile alla sopravvivenza del genere umano”.

Non possiamo vivere senza questo piccolo e laborioso insetto, sembra strano, ma ne servono miliardi per assicurare il via vai di polline sulla terra e mantenere così la ricchezza della biodiversità. “Otto piante su dieci ne hanno bisogno per riprodursi, la produzione agricola mondiale non può fare a meno di loro – dice  Filippo Vassallo che  con casco a retina e guanti entra nel mondo delle sue piccole amiche – Le api sono il termometro dell’ambiente, stanno scomparendo:  sono una specie da tutelare, durante l’inverno ne muore il 40%. La produzione lo scorso anno è crollata  e la colpa è soprattutto dell’uomo, della distruzione dell’habitat”.

Una passione, quella dell’apicultura, che Filippo coltiva da anni e che condivide con Gianluca Colucci, suo allievo del corso Unitre di Nichelino. I due apicoltori si dedicano a cinque arnie presso un’azienda agricola biologica locale.

“Quest’anno, dopo tre anni di magra, c’è stata una ripresa delle famiglie delle api probabilmente grazie all’abbattimento massiccio dell’inquinamento determinato dal lungo periodo di lock-down – rivela Vassallo –  Oltre a quelli già citati altri fattori minacciano su più fronti questa preziosa specie: i parassiti e qui il posto d’onore spetta alla Varroa destructor, arrivata dall’oriente. Duclis in fundo è arrivato dalla Cina pure il cosiddetto calabrone killer: sosta in volo davanti all’arnia/alveare in attesa dell’ape, la assale, trascinandola a terra, la seziona per sceglierne solo la parte centrale con la quale nutrirà le proprie larve. Contro questo calabrone, denominato anche “vespa velutina”, l’università di Torino ha messo a punto un progetto: impianta una sorta di GPS in modo da monitorare gli spostamenti ed individuarne i nidi”.

Vassallo continua: “Ogni ape ha un suo ruolo e la “sovrana” è quella scelta dalla famiglia; ha il compito di deporre giornalmente le uova per dare continuità alla famiglia stessa. Così quando importiamo le regine dall’estero per inserirle nei nostri allevamenti andiamo a modificare il patrimonio genetico della nostra ape italiana, la Spinola, più mansueta e con maggior capacità di bottinare la costanza floreale. Qualcuno vorrebbe sostituire le api con i droni per “impollinare il mondo”, ma non scherziamo…  e chissà che miele!”

Come scegliere un buon miele?

“Ogni miele ha la sua peculiarità – spiega l’esperto –  l’importante è che sia prodotto naturalmente e soprattutto che sia italiano perché più controllato e di qualità migliore; alimenta anche una filiera positiva che mantiene le api sul nostro territorio. Consiglio di acquistarlo direttamente da un apicoltore di fiducia, in ogni caso bisogna controllare l’etichetta per non scegliere quello extra UE onde evitare di incorrere eventualmente in spiacevoli sorprese”.

È una specie da tutelare. Il 20 maggio, mese dell’impollinazione, è stato battezzato come la giornata mondiale delle api, ma quanto pare non è sufficiente.

Vassallo ribadisce la sua proposta: “Alcuni Paesi del Nord Europa hanno costituito delle ‘autostrade delle api’ e noi qui riusciremo a piantare degli alberi per mantenere un tassello così importante per la sopravvivenza della biodiversità? Perché quindi non coinvolgere anche gli altri Comuni?”

Conclude speranzoso l’apicoltore: “Staremo bene noi, se tutti staremo bene, api comprese”

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