di Catherine Zuckerman –
La popolazione di questo fondamentale impollinatore è in forte declino con gravi rischi per i raccolti: una possibile soluzione è ricorrere a specie selvatiche più resistenti, ma che non producono miele.
La vita di un’ape regina, se tutto va bene, dovrebbe durare due o tre anni. Nell’ultimo decennio però gli apicoltori statunitensi hanno riscontrato un dimezzamento di questo ciclo vitale e i ricercatori stanno cercando di capire il perché.
È una delle tante domande che compongono il mistero della mortalità delle api mellifere, un fenomeno allarmante legato a una combinazione di fattori tra cui i parassiti, i pesticidi e la perdita di habitat.
Pur non essendo native degli Stati Uniti, le api mellifere sono fondamentali per l’agricoltura americana in quanto svolgono un ruolo cruciale nell’impollinazione. Dalle mele alle mandorle, molte colture stenterebbero senza l’apporto delle api. E anche se quasi il 90 per cento degli apicoltori americani lo fa per hobby, la maggioranza degli alveari, spiega l’entomologo David Tarpy, appartiene a grandi attività commerciali.
La moria delle api potrebbe avere effetti devastanti sulla produzione alimentare e gli studiosi stanno cercando soluzioni alternative. Quasi tutte le api presenti oggi negli Stati Uniti sono di provenienza italiana e vulnerabili a un parassita, l’acaro Varroa. Le api russe, invece, sono più resistenti, e con esse i piccoli
apicoltori hanno avuto buoni risultati. Il problema, dice Tarpy, è che le api russe producono meno miele di quelle italiane e “non sono altrettanto efficaci” nell’impollinazione di vaste aree agricole.
Secondo il biologo della fauna selvatica Sam Droege, un’alternativa potrebbe essere l’utilizzo delle migliaia di specie di api selvatiche nordamericane, che sono ottime impollinatrici, pungono raramente e hanno le dimensioni di un chicco di riso. Lo svantaggio è che nessuna di queste specie selvatiche produce miele, ma “il miele possiamo sempre importarlo da altri paesi”, ribatte Droege.