Secondo uno studio Coldiretti l’Italia è leader in Europa nel numero di giovani nel settore. La storia di Alessandro Zerbola, apicoltore 34enne di Cerrione: “Avere un bagaglio d’esperienza dato dalla famiglia è un valore aggiunto – dice a Newsbiella – e non bisogna dare nulla per scontato”.
Sembra che le nuove generazioni siano sempre più interessate al lavoro in campagna. Vuoi per le profonde innovazioni con multi-attività, vuoi per la crisi che ha colpito tanti altri settori economici del Paese. La conferma arriva da uno studio della Coldiretti che indica l’Italia come leader in Europa nel numero di giovani in agricoltura con 50.543 imprese condotte da under 35. Le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% della media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.
“L’agricoltura è, certamente, un settore che vede crescere l’interesse e l’appeal dei giovani, in quanto produttrice di economia reale, tuttavia – spiega il presidente di Coldiretti Vercelli Biella, Paolo Dellarole – non possiamo non osservare che molti comparti del settore primario vivono una situazione di crisi, e ciò vale soprattutto per quella che possiamo definire agricoltura ‘classica’: su tutti, valga l’esempio della tradizionale impresa risicola, mai come oggi alle prese con un mercato difficile che ne condiziona lo sviluppo e la quotidianità. Dove, allora, i giovani hanno più possibilità di successo? Certamente nei comparti di agricoltura innovativa, o in quella che, in modo intelligente, riesce a riprendere e valorizzare ciò che, nei decenni, è andato perduto: ad esempio la reintroduzione delle razze autoctone bovine od ovicaprine, o ancora la coltivazione di piccoli frutti e, in generale, l’agricoltura tipica di collina e montagna o il settore agrituristico, che è in continua espansione”.
Uno dei giovani biellesi impegnati nel settore è Alessandro Zerbola, 34 anni, che prosegue nella conduzione dell’impresa di famiglia (l’azienda è Lissi Salussoglia Graziella), a Cerrione: si occupa di apicoltura, con oltre 300 arnie, e della produzione di miele millefiori, acacia, castagno, tiglio, rododendro, melata di bosco e altre piccole produzioni di tarassaco ed erica.
“E’ un mondo che mi circonda fin da piccolo, ci sono nato – ha detto Zerbola a Newsbiella – a differenza di molti miei coetanei, ho scelto di dedicarmici fin da giovane, a 15 anni sono entrato in azienda e, con entusiasmo, ho iniziato a lavorare. Da quando sono entrato in azienda, ho visto il nostro settore cambiar modo di lavorare almeno tre volte: e questo perché sono cambiate le stesse condizioni ambientali e climatiche. E’ un lavoro vario, che mi pone sia a stretto contatto con la natura, sia a contatto con i consumatori che acquistano e apprezzano il nostro miele. E’ un lavoro molto legato al ciclo delle stagioni, dove non si fanno mai le stesse cose, ma si cambia di mese in mese”. Non mancano le difficoltà, in particolare legate alle patologie: “Occorre responsabilità da parte di ogni soggetto che fa apicoltura: dai parte dei professionisti e di chi fa grandi numeri, così come dal più piccolo hobbista”.
La terra sta “accogliendo” tanti giovani alla ricerca di un lavoro: “La crisi ha influenzato, certamente – prosegue Zerbola – negli anni sono state abbandonate le campagne dei nonni, tanti giovani hanno scelto di ritornare sui passi dei loro nonni per tornare a lavorare la terra. Avere un bagaglio d’esperienza dato dalla famiglia è un importante valore aggiunto; il dato è comunque positivo, in Italia c’è molta campagna ed è un settore trainante”.
Per lavorare nei campi serve passione, ma non solo: “Non bisogna dare per scontato nulla, e men che meno che ci si trovi davanti a una pura e semplice fonte di guadagno, perché non è così, e le variabili sono moltissime. La fatica è una costante, ci si alza molto presto al mattino e si lavora fino a tardi alla sera: occorre fare la giusta programmazione, anche negli investimenti, tenendo presente che il rischio di una stagione negativa è sempre in agguato dietro l’angolo, come dimostra l’esempio di quest’anno, che ha visto crollare del 70% la produzione di miele nei nostri territori. Soprattutto, occorre l’umiltà di mettersi in gioco, voler capire e imparare. Passo dopo passo”.