È partito a Bologna il progetto sperimentale Bee-Kaeser, per l’installazione di 40 arnie in 20 sedi lungo lo Stivale del leader mondiale dei compressori (Kaeser) per monitorare la qualità dell’aria misurando la salute delle api. La settimana scorsa, sempre a Bologna, era stato lanciato il programma pilota nazionale da Legambiente e Conapi “Api e Orti”, per valorizzare il ruolo delle api come bioindicatori dell’inquinamento e dell’apicoltura come attività economica e sociale essenziale per la salvaguardia dell’ecosistema, tagliando il nastro dei primi alveari negli orti urbani di Bologna, Milano e Potenza.
Un business indispensabile
Due iniziative nel nome di un piccolo insetto che ha titolo per essere considerato bene comune universale, «perché il 75% delle piante che ingeriamo lo dobbiamo all’opera di impollinazione delle api e se le api sparissero (frase imputata erroneamente ad Einstein) all’uomo resterebbero 4 anni di vita. Non solo. L’ape– spiega Claudio Porrini, professore della facoltà di Agraria di Bologna – è un indicatore biologico affidabilissimo della qualità dell’ambiente, assai più efficace delle strumentazioni meccaniche per misurare gli effetti dell’inquinamento di aria, acqua e suolo sulla salute degli essere viventi. Un solo alveare, che ospita in media 40-50mila api (di cui un quarto sono bottinatrici) è in grado di monitorare 700 ettari di terreno, e le api fanno prelievi dalle piante anche i giorni di festa!».
Le api in Italia
Queste premesse che aiutano a capire il significato dei progetti che l’Emilia-Romagna sta mettendo in campo per riportare ai tavoli istituzionali il tema dell’apicoltura, «perché il miele, trattato fino a una manciata d’anni fa come una commodity, è stato molto rivalutato per i suoi valori nutrizionali e la sua versatilità in gastronomia e perché le api sono un patrimonio che non ci possiamo permettere di perdere. La produzione cinese rischia di spazzare via il nostro settore, così come ha già fatto in Argentina e sta facendo in Spagna», sottolinea Diego Pagani, presidente di Conapi, il Consorzio nazionale apicoltori che ha sede a Monterenzio, sull’Appennino bolognese, primo produttore in Europa di mieli biologici (il 45% dei 600 produttori associati, per 90mila alveari, è certificato bio) e leader di mercato in Italia tra l’attivitù di copacker e il marchio top Mielizia. In Italia operano quasi 45mila apicoltori con 1,3 milioni di alveari, di cui 19mila sono professionisti, stima Conapi. Con un valore della produzione che supera i 60 milioni di euro, anche se non esistono dati certi data l’alta incidenza di produttori amatoriali (20,6 milioni di euro il valore prodotto nel 2016 da Conapi). In ogni caso una piccola attività di mille alveari garantisce l’impollinazione di un’area di 440 kmq, dieci volte Bruxelles e 4 volte Parigi.
PRODUZIONE MEDIA DEGLI ALVEARI ITALIANI NEL MILLENNIO
Dati in migliaia di kg. (Fonte: Conapi)
NUMERO DI ALVEARI PER APICOLTORE IN ITALIA, TREND NEL MILLENNIO
Fonte: Conapi
La «bee week» europea
Pagani è reduce dall’audizione al Parlamento europeo per la “bee week”, assieme ai colleghi apicoltori del vecchio continente. Una settimana di tempo per portare ai tavoli istituzionali comunitari i temi strategici e le richieste di aiuto di un settore alle prese sia con le morie di api causate da avvelenamenti per pesticidi e farmaci neurotossici usati in agricoltura sia con la concorrenza del miele cinese, perlopiù adulterato. L’Europa è il secondo produttore mondiale di miele dopo – molto dopo – la Cina, che di miele ne immette sul mercato oltre 450mila tonnellate l’anno. Gli apicoltori Ue producono ogni anno 250mila tonnellate di miele, di cui 23mila arrivano dall’Italia, 35mila dalla Romania (primo produttore europeo), 32mila dalla Spagna, 31mila dall’Ungheria, secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue . «Il miele cinese viene venduto a un euro al chilo, ha già distrutto la produzione argentina e fatto crollare del 35% le quotazioni del miele spagnolo – spiega Pagani – ma in Italia (primo produttore europeo di miele bio) come in Grecia e a Cipro l’obbligo di indicazione geografica in etichetta ci ha protetto e permesso addirittura di aumentare i prezzi, che oggi superano i 22 euro/kg al consumatore. Il punto è che la domanda di miele di qualità, soprattutto dal Nord Europa, supera l’offerta. L’Italia consuma l’85% del miele che produce e non riesce a coprire una domanda enorme. Anche se gli alveari sono aumentati del 20% l’ultimo anno il crescente inquinamento riduce molto la produttività». Da qui l’attività di Conapi per allargare la base sociale anche agli apicoltori degli altri Paesi europei per aumentare la produzione di miele di qualità controllata, secondo i rigorosi standard italiani: «Abbiamo già associato sei produttori in Andalusia, ora stiamo lavorando con i colleghi in Ungheria, meglio averli come alleati che come concorrenti», spiega il presidente.
LA PRODUZIONE MONDIALE DI MIELE
Fonte: Faostat
E si innesta in questa attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni italiane anche l’inedito progetto avviato da Kaeser, leader mondiale dei compressori (gruppo di Coburgo, in Baviera, da 1 miliardo di euro di fatturato, 47,5 milioni in Italia, fortemente orientato ai temi della sostenibilità e del risparmio energetico, come testimonia il logo aziendale con un’ape gialla e nera) in collaborazione con BEEing, start up del settore apicoltura (uscita dal programma di accelerazione Android Factory finanziato da Google Italia e gestito da LuissEnlabs), la romagnola Lega Italy (che produce attrezzature per apicoltura), la facoltà di Agraria dell’Alma Mater e Legambiente: per tutta l’estate una ventina di Kaeser Point in Italia saranno trasformate in piccoli laboratori con un paio d’arnie ciascuno che, monitorate da apicoltori professionisti, raccoglieranno il miele sul quale verranno condotte le analisi necessarie a fornire informazioni sulla qualità dell’aria, in particolare sulla presenza di metalli pesanti e polveri sottili. I risultati del monitoraggio saranno presentati il prossimo 6 ottobre e i mieli prodotti saranno valutati e premiati da una giuria di esperti.