Miele e apicoltura: sempre più professione per molti italiani

di Martina Torman –

L’apicoltura, ovvero l’allevamento delle api e la produzione di miele, è un’attività molto diffusa in Italia. In base a recenti dati forniti dall’Osservatorio Nazionale del Miele sono 11-12.000 i produttori apisitici e 35-40.000 gli apicoltori “non professionisti” attivi nella Penisola. Jurghen Dalla Libera, giovane membro dell’Associazione Apidolomiti di Belluno, è tra quegli italiani che ha fatto della produzione di miele parte della sua vita professionale. Un miele molto speciale che riuscì a conquistare persino Rita Levi Montalcini, alla quale ebbe occasione di farlo assaggiare e che ne ordinò 5 chili. La passione di Jurghen per il mondo delle api e del miele nasce da bambino, tra le arnie del vecchio vicino di casa. A vent’anni uno sciame arriva nel prato di casa e così inizia la sua avventura da apicoltore.

M «Possiamo dire che sono state le api a scegliere te e che quindi sei apicoltore un po’ per destino?»

J «Diciamo che ho avuto la fortuna di avere un buon insegnante che ha, in un certo senso, predisposto l’arrivo delle api nei dintorni di casa»

Per Jurghen l’allevamento delle api e la produzione del miele sono diventati parte di un lavoro vero e proprio solo negli ultimi dieci anni; prima lavorava come dipendente in un mobilificio della zona di Treviso.

M «Perchè questa scelta?»

J «Già da quache anno pensavo di mettermi in proprio; l’occasione è arrivata quando sono diventato maestro di snowboard. A questa attività ne ho affiancate altre “stagionali”, come quella di viticoltore e di apicoltore».

L’ape uno degli animali più importanti del nostro pianeta.

M «Da hobby a lavoro. Quali sono le caratteristiche di questa attività che ti hanno spinto a farne una professione?»

J «La possibilità di stare in mezzo alla natura e contribuire allasalvaguardia dell’ape, uno degli animali più importanti del nostro pianeta. Se dovesse scomparire questo insetto straordinario, scomparirebbe anche la vita sulla terra, perchè non ci sarebbe più l’impollinazione. In Cina, infatti, dove ormai le api sono quasi del tutto scomparse hanno cominciato ad impollinare i fiori a mano!»

Uno degli aspetti che colpisce è come l’apicoltura abbia portato Jurghen ad entrare in perfetta simbiosi con la natura. Il fattore tempo è legato infatti a meccanismi esterni alla volontà dell’uomo. Nessuna scadenza precisa come accade in molte attività lavorative. La fioritura, il lavoro delle api, lo spostamento delle arnie in luoghi diversi, gli agenti atmosferici: qui l’uomo si adatta a ritmi che sono fuori dal proprio controllo e si dimentica della frenesia quotidiana.

M«Che tipo di miele produci?»

J«Tarassaco, acacia, tiglio, melata, castagno, millefiori (che l’anno scorso, con la produzione in altura, aveva la particolarità di contenere un 80% di lampone). Due anni fa ho anche prodotto in via eccezionale il miele di edera».

M«Tu produci miele con reltiva etichetta “Apidolomiti”. Quanto grande è la richiesta nella realtà del Bellunese?»

J«In crescita, direi. Sono sempre di più le persone alla ricerca di prodotti naturali e a km0. Nel mio Comune, Limana Città del Miele, ogni anno si tiene la festa del miele e in questa occasione sono in tantissimi, soprattutto turisti, ad acquistare i nostri prodotti. Inoltre sta aumentando anche la richiesta, da parte di chi pratica l’apicoltura come hobby, di corsi di specializzazione».

M«Per concludere, una curiosità: cosa fa l’apicoltore durante la stagione invernale?»

J«D’inverno l’apicoltore diventa “falegname”, ovvero risana le casette, prepara i telaini e i melari, riordina il materiale apistico per la primavera sucessiva».

Un lavoro, quello dell’apicoltore e produttore di miele, che richiede quindi differenti competenze ed abilità. L’intervista si conclude con l’assaggio dello speciale miele di edera di Jurghen, la cui bontà è difficile esprimere a parole.

Miele e apicoltura: sempre più professione per molti italiani.