di Enzo Beretta –
‘Tre gocce d’oro’ al concorso nazionale per il millefiori ‘Magnus’ e il monoflora ‘Acacia’. Senza acqua fioriture nulle e piante morte.
Il millefiori dell’apicoltura Galli di Corciano è il miglior miele d’Italia e nel concorso di Castel San Pietro ha ricevuto il premio Tre gocce d’oro. Erano circa 900 i vasetti mieli in gara e sono stati analizzati da tre diversi laboratori sottoposti ad analisi sensoriale da 70 esperti riuniti in 12 giurie. « Il riconoscimento ottenuto dai nostri magnus e acacia valgono per un produttore di film quanto un oscar al Cinema di Venezia – spiega Luca Galli -. Produrre miele è una tradizione che la mia famiglia porta avanti da cinquant’anni. Questo 2017, però, è stato particolarmente duro a causa della siccità che ha dimezzato la produzione…».
Quanto miele producono le vostre apicolture?
«C’è stata un’inversione di tendenza rispetto all’anno precedente quando le nostre 250 arnie ne avevano prodotto 50 quintali. Ora le cassette per l’allevamento sono diventate 350 ma la mancanza d’acqua ha duramente colpito la produzione. Già l’Umbria produce meno miele rispetto ad altre colture in regioni assai più produttive. Stavolta, proprio a causa della siccità, la produzione ne ha risentito moltissimo. Alcune piante non sono riuscite a fiorire, certe fioriture hanno subìto un vero e proprio tracollo, altre ancora sono morte insieme alle api che dopo il letargo invernale non hanno trovato nulla con cui nutrirsi».
I numerosi incendi boschivi hanno procurato problemi?
«Fortunatamente i nostri apiari disseminati tra Corciano, Foligno, la zona del Trasimeno e Monte Malbe non sono stati raggiunti dalle fiamme».
Il miele prodotto, come testimonia il concorso «Grandi mieli d’Italia», è di qualità.
«Il concorso è un’istantanea, molto realistica, della situazione produttiva italiana. Le Tre gocce d’oro sono il massimo riconoscimento».
Come si individua un buon miele?
«L’etichetta italiana è un buon segno identificativo perché nel nostro Paese i controlli sono severi e non viene prodotto miele pastorizzato di bassa qualità».
Quanti tipi ne producete?
«La premessa da fare è importante: abbiamo deciso di concentrarci sulla qualità evitando le produzioni estensive. La natura interrompe alcune fioriture favorendone altre. In ogni modo quest’anno abbiamo prodotto quattro millefiori – soave, ambro, magnus e malbe – e sei monoflora che variano in base alla tipologia botanica. Insieme a mio padre Enrico abbiamo deciso di chiamarli acacia, coriandolo, agrumi, cipolla, castagna, che profuma di affumicato, e melata che ricorda il malto della birra rossa».
Insieme ad una buona prima colazione come consigli di utilizzare il miele?
«In cucina è un prodotto che sempre più spesso sostituisce lo zucchero e va anche molto di moda tra i grandi chef internazionali. Si può gustare con una buona fetta di formaggio ma anche, come fanno negli Usa, sulla carne arrosto al posto della salsa barbecue. E come condimento per le patatine fritte insieme alla senape… roba da leccarsi i baffi… provare per credere».
Corciano, Galli è il miglior miele d’Italia. L’apicoltore: ‘Siccità dimezza le produzioni’