Le piante di cannabis erano per le api: assolte

di Massimo Donati –

Certo. Una volta terminata la fioritura, la seccavano e la consumavano loro stesse. Soprattutto contro le crisi di ansia e di panico da cui una delle due donne veniva di frequente colta. Ma il vero scopo di quella piccola coltivazione di marijuana nell’orto di casa era verificarne gli effetti sulle api da miele da loro allevate nelle arnie collocate lì accanto. Un effetto che, pare, alla fine si è rivelato benefico: le api sarebbero risultate più forti, più resistenti alla Varroa destructor, un acaro parassita diventato negli ultimi anno il flagello di tanti apicoltori in Italia.

Fatto sta che, ritenendo plausibile tale spiegazione (e comunque non riscontrando che vi fossero le prove del reato contestato), l’altra mattina il giudice monocratico del tribunale di Pistoia Jacqueline Magi ha assolto dall’accusa di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio le due donne: 40 e 42 anni, entrambe furono arrestate dai carabinieri il 17 maggio 2017, al termine di un blitz nel loro casolare nelle campagne di Buggiano.

Quella mattina, dopo aver raccolto un’informazione confidenziale, i militari della locale Stazione dell’Arma si presentarono a casa delle due apicultrici. E nell’orto, a fianco di piante di pomodoro e altro, trovarono dieci piante di cannabis: tre, più rigogliose e fiorite, in altrettanti vasi e sette disposte in un filare a terra.

Una volta entrati nel casolare, una delle donne aveva consegnato spontaneamente loro un barattolo che teneva in un armadio della cucina, con dentro 7 grammi di marijuana: quella era destinata unicamente all’uso personale, disse ai carabinieri. Tuttavia, per le due donne scattò l’arresto il flagranza e furono messe ai domiciliari. Quindi, il rinvio a giudizio.

Sentite durante il processo, le imputate hanno spiegato al giudice come quelle piante di marijuana facessero parte di un esperimento scientifico che aveva la finalità di verificare empiricamente l’effetto positivo del principio attivo della cannabis sulle api che loro allevavano, soprattutto dal punto di vista della resistenza fisica nei confronti della Varroa. Ipotesi che, secondo loro, aveva trovato conferma.

Come detto, il giudice ha ritenuto verosimile tale spiegazione e, comunque, in assenza di prove a sostegno del reato contestato, le ha assolte.

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