Il comparto del miele tra import e consumi

di Gabriele Mirabella –

Gli ultimi numeri diffusi da Coldiretti in merito allo “stato di salute” del comparto del miele in Italia, ripresi anche da Repubblica, testimoniano l’aumento delle imprese attive nel campo dell’apicoltura, nonostante il dimezzamento della produzione interna e la consequenziale crescita delle importazioni.

Realtà produttive

Secondo i dati raccolti da Coldiretti Lombardia e Camera di commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi, il numero delle imprese operative nella produzione di miele è cresciuto del 27% in cinque anni. Erano 4.195 nel 2012, adesso se ne contano 5.318(aziende in cui trova occupazione un’“esercito” di 3 mila addetti). Se consideriamo la collocazione geografica di queste realtà produttive, troviamo sul podio le provincie di Torino (238), Cuneo (214) e Catania (205), territorio in cui eccelle il miele dell’Etna.

I numeri del settore

1,2 milioni di alveari ubicati nelle campagne italiane, circa 45 mila apicoltori tra professionisti del settore e produttori per passione, un fatturato che si aggira attorno ai 150 milioni di euro. Questi sono i numeri del miele in Italia secondo Coldiretti, anche se l’altra faccia della medaglia è rappresentata dal dimezzamento della produzione, dovuto in gran parte ai cambiamenti climatici che mettono costantemente a dura prova le imprese. Di conseguenza, per rispondere alla crescente domanda interna (il consumo di miele per nucleo familiare è salito del 5,1% nell’ultimo anno, secondo quanto rilevato da ISMEA nell’ambito del Rapporto sui consumi domestici 2017), aumenta l’import, lasciando in sospeso un punto di domanda sul futuro del comparto in Italia.

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