SOS api, gli apicoltori bergamaschi fra allerte e voglia di crescere

di Giambattista Berardi –

L’allarme è noto e non certo banale: le api sono a rischio estinzione, con effetti sempre più misurabili (e catastrofici) sull’essere umano e sulla vita stessa del pianeta Terra. La riduzione degli insetti impollinatori, dovuta principalmente al tasso d’inquinamento che ormai tocca ogni angolo del mondo, mette a rischio, per esempio, il 75 per cento della produzione agricola mondiale necessaria per l’alimentazione.

L’Associazione Apisti bergamasca. Per promuovere un nuovo impegno sul tema e far fiorire un’attenzione più consapevole ai temi legati alla sostenibilità dell’ambiente e degli stili di vita, c’è l’Associazione Produttori Apistici della Provincia di Bergamo, che ha sede in città in via Pizzo Redorta in città. L’associazione è nata a Bergamo nei primi Anni Ottanta e conta circa 600 aderenti, in massima parte hobbisti o poco più, dato che soltanto un centinaio dispongono della fatidica partita iva. Da qualche settimana a guidare il gruppo c’è un nuovo (e giovane) presidente, Alberto Parolini, 41 anni di Casnigo.

Un nuovo presidente. Alberto raccoglie il prezioso testimone di Marco Mazzucconi, in carica per oltre vent’anni, forte di una filosofia ambientale concreta e per questo importante. A sottolinearla c’è la folta barba che richiama la saggezza rassicurante dello scrittore Tiziano Terzani, ma anche il dipinto di Lucia Scaburri che i soci hanno scelto per ringraziarlo di un impegno che negli ultimi anni l’ha visto guidare anche Api Lombardia, che unisce gli apicoltori di tutta la regione. Speciale anche la dedica: «La grandezza dei piccoli: ogni giorno, tutti i giorni, custodi di vita». Un’efficace sintesi del ruolo insostituibile delle api, ma anche il manifesto programmatico del nuovo consiglio, ove Nunzio Grisa è vicepresidente.

SOS api. «All’origine dell’SOS api – spiega il presidente Parolini – ci sono una serie di fattori strettamente collegati, che vanno dai cambiamenti climatici, all’inquinamento atmosferico, dalla malnutrizione degli insetti agli effetti tossici degli insetticidi. C’è anche il problema della meccanizzazione dell’agricoltura e più in generale un utilizzo scellerato delle risorse ambientali. Un “tutto e subito” intensivo che mette a rischio la nostra stessa esistenza». Alberto (che ha ereditato l’esperienza pluridecennale in famiglia di papà Francesco a Gandino) ha partecipato lo scorso settembre ad Apimondia, il congresso mondiale degli apicoltori che si tiene ogni due anni. Un convegno che ha origini addirittura nel 1897 e che quest’anno si è tenuto ad Istanbul in Turchia.

«Gli apicoltori italiani – spiega Parolini – hanno lanciato l’allarme anche sull’incombente pericolo di infestazione della Vespa Vellutina (Nigrithorax). È arrivata in Italia da circa quattro anni ed è presente in Liguria e Basso Piemonte. Ci sono stati alcuni avvistamenti anche in Toscana e Lombardia ed è potenzialmente micidiale per gli alveari e per il sistema miele e derivati, che nel 2017 ha vissuto una stagione molto difficile. La produzione è stata scarsa in tutta la penisola ma con una accentuazione del danno al nord e centro-nord. I raccolti di miele di acacia, il monoflora di punta dell’apicoltura italiana, sono stati disastrosi, con perdite stimate dell’80 per cento. Fra gli impegni e gli obiettivi prioritari dell’Associazione ci sono anche la tutela e la valorizzazione del miele Italiano Bergamasco, in considerazione del proliferare di vere e proprie frodi, con prodotti importati di pessima qualità e dubbia provenienza».

In un simile contesto l’attività associativa diventa per questo decisiva, per organizzare e strutturare un impegno che giocoforza non può limitarsi alla pura passione. «L’Associazione – aggiunge Parolini – può e vuole essere un punto di riferimento importante, anche in considerazione delle varie normative cui è necessario ottemperare. A novembre è stato convalidato un nuovo decreto del Ministero della Salute e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con disposizioni e indicazioni per la comunicazione e registrazione nella Banca Dati Apistica e delle movimentazioni sul territorio nazionale di materiale apistico vivo. A questo si aggiungano gli sforzi “attraverso corsi e seminari, per qualificare le competenze degli apicoltori e per formare giovani che intraprendano questa attività con un approccio biologico e sostenibile». L’attività degli apicoltori bergamaschi, strettamente legata alla sostenibilità, guarda con favore anche alla solidarietà. In questi anni è cresciuto per esempio il progetto Apincontriamoci, che vede in prima fila gli ospiti della Casa dei Sogni di Cirano (frazione di Gandino). Essi curano direttamente alcuni alveari e, soprattutto, realizzano arnie colorate (bellissime) disponibili per tutti gli apicoltori.

Che possono fare i cittadini. I cittadini spesso sottovalutano l’importanza delle api e finiscono per notarne la presenza solo in primavera, con la poesia dei prati in fiore oppure con la preoccupazione degli sciami, sempre frequenti. «La sciamatura – spiega Alberto – è un processo naturale attraverso il quale, a primavera, si “duplicano” le famiglie delle api. Alla nascita della nuova ape regina, la vecchia cerca casa altrove, sciamando all’esterno con un buon numero di api. Gli sciami di norma stazionano per un primo periodo (che può essere di un paio di giorni, ma anche di poche ore) non lontano dall’alveare, in attesa che le api “esploratrici” possano individuare un luogo stabile in cui creare la nuova casa». La presenza di uno sciame crea allarme, ma per gli apicoltori è possibile provvedere al recupero senza problemi. «Sul nostro sito internet – spiega Parolini – c’è una specifica sezione con i recapiti degli apicoltori (è disponibile a questo link) e l’indicazione anche di un apicoltore specializzato per gli sciami di calabroni». La sede associativa di via Redorta a Bergamo (zona Palamonti, 035 4520218) è aperta il giovedì e venerdì dalle 15 alle 19 e il sabato dalle ore 9 alle 12.

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