Pescara. Salvare le api, fondamentali per il nostro ecosistema, e continuare a mangiare miele leccandosi le dita, promuovendo un’apicoltura etica e non invasiva, che promuove il recupero della biodiversità, grazie alle arnie Top Bar, economiche, rispettose dell’ambiente e facili da realizzare e gestire. Questi gli obiettivi del corso gratuito di apicoltura Top Bar, che si terrà domenica 26 agosto a Montebello di Bertona e Farindola. La lezione sarà tenuta da due ospiti d’eccezione: Paolo Fontana, entomologo e naturalista di fama internazionale, e Marco Valentini, uno dei primi apicoltori biologici in Italia e noto divulgatore nell’ambito di un’apicoltura amica delle api. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Culturale Montanari Bertoniani, con il patrocinio del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, in collaborazione con World Biodiversity Association e Bioapi. Si prevede la partecipazione di circa un centinaio di corsisti tra apicoltori e persone che voglio avvicinarsi ad una apicoltura di tipo famigliare. La giornata sarà divisa in due momenti. Al mattino una lezione teorica, nella sede del Parco, a Farindola, sui seguenti temi: il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e la tutela dell’Apis Mellifera Linguistica con Giorgio Davini; L’arnia Top Bar per un’apicoltura naturale e famigliare; Gestione di un’arnia Top Bar: costruzione, popolamento, controllo Varroa, smielatura e invernamento; La carta di San Michele all’Adige, un modello per la tutela della biodiversità dell’Apis Mellifera. Il pomeriggio proseguirà con una lezione pratica in un apiario Top Bar, alla Stinzia Bertoniana, nel comune di Montebello di Bertona. Per i più piccoli si svolgerà un laboratorio di smielatura di favi Top Bar.
L’origine di questa tipologia di arnie Top Bar risale al 1964, quando fu ideata un’arnia che fosse abbastanza semplice da costruire e facile da utilizzare, per venire incontro alle necessità dell’apicoltura africana. L’archetipo ha origine in Grecia, dove già nel ‘600 esistevano degli alveari dai quali era possibile estrarre i favi, malgrado essi fossero integralmente realizzati dalle api dell’alveare; erano semplicemente dei cesti chiusi superiormente da apposite barrette di legno (top bar) sotto le quali le api costruivano i favi di cera. Dall’evoluzione di questa arnia nacque, qualche secolo dopo, la Kenya Top Bar Hive (KTBH) che oggi è una delle arnie più impiegate ed apprezzate in Africa, nonché una delle più adatte ad un’apicoltura naturale e famigliare. “I punti di forza dell’arnia Top Bar, estremamente interessanti per chi vuole fare apicoltura in modo semplice e senza velleità di volervi ricavare il proprio reddito principale”, dicono i promotori dell’iniziativa, “sono l’estrema facilità costruttiva e l’economicità. Può essere, infatti, facilmente realizzata in totale autonomia, con la possibile di produrre miele rinunciando a molte delle attrezzature necessarie quando si usano arnie tradizionali. La raccolta del miele può avvenire attraverso la spremitura a mano dei favi e si avrà a disposizione anche molta cera con la quale realizzare pregiate vernici o profumate candele. Con l’utilizzo di un’arnia Top Bar si avrà anche la sensazione di allevare le api seguendo la loro naturale inclinazione. Le api sembreranno anche ringraziarci per la scelta, regalandoci una sorprendente docilità. Queste arnie diventano, quindi, ideali per essere disposte vicino alla propria abitazione o nell’orto di casa”.