Vicenza. Clima e pesticidi: perso il 40% di miele

Cambiamenti climatici e pesticidi mettono ko le api. L’allarme arriva dagli apicoltori della Valchiampo. «Ricorderemo il 2017 come uno degli anni più tristi e scarsi – afferma Roberto Zarantonello, presidente dell’Apav, Associazione Provinciale degli Apicoltori di Vicenza -. Un andamento climatico sfavorevole ha portato ad una produzione media per arnia di 17 chili di miele, ben al di sotto dei 25 abituali. Possiamo stimare che la produzione in provincia sia stata di circa 280 tonnellate contro una media oltre 400». Le api sembrano pagare il conto dei cambiamenti climatici. Inverni sempre più caldi non consentono una completa interruzione del loro ciclo riproduttivo, rendendole più vulnerabili ai parassiti. Primavere troppo piovose, come nel 2017, hanno quasi azzerato la produzione del miele di acacia.

Temperature eccessive di giugno non hanno consentito la produzione di miele di castagno. Anche il Burian ha messo a dura prova gli alveari. Nel 2017, in Veneto sono stati censiti 4.167 apicoltori con un patrimonio di 67.825 alveari. Di questi 808, con 16.495 alveari, sono nel Vicentino e il 10% è nella Valle del Chiampo. Non bastasse il clima, gli apicoltori devono fare i conti con la Varroa Destructor, un acaro giunto dall’Oriente che stanno cercando di arginare adottando tecniche sofisticate; e poi la Vespa Velutina di origini orientali, aggressiva anche nei confronti dell’uomo: ne bastano pochi esemplari per distruggere un intero alveare. Anche gli insetticidi sono nemici delle api. «Hanno fatto tanti danni – conferma Zarantonello -. Oggi sono stati messi al bando, ma rimane scarsa conoscenza da parte di chi esegue trattamenti con prodotti fitosanitari durante la fioritura o non ha cura di sfalciare i fiori prima di trattare le piante».

La scomparsa dell’agricoltura tradizionale in Valchiampo ha reso sempre più rari il miele di tarassaco e il millefiori estivo perché i prati non vengono più sfalciati due o tre volte l’anno e le erbe gentili vengono soffocate dalle graminacee. Il 2018 sembra essere andato meglio, ma non ci sono dati ufficiali. «Serve maggior competenza tecnica – conclude Zarantonello -. L’attività di apicoltura va tutelata e incentivata. Il nostro ecosistema senza le api non potrebbe reggere. Basti pensare che l’impollinazione dell’80% delle specie vegetali da cui dipende la nostra alimentazione avviene grazie all’ape».

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