Veneto. Programma triennale regionale per l’apicoltura 2020-2022

Approvato all’unanimità il Programma triennale regionale per l’apicoltura 2020-2022.

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la Proposta di deliberazione amministrativa n. 86 relativa al Programma triennale regionale per l’apicoltura 2020-2022.

Relatore del provvedimento, la Consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) che, nel corso del suo intervento, ha ricordato, nelle sue varie sfaccettature, il ruolo dell’apicoltura, in particolare “per la salvaguardia ambientale, e per il servizio determinante nelle produzioni frutticole grazie all’azione pronuba svolta dalle api e perché consente un’importante opportunità economica per la produzione del miele e degli altri prodotti dell’alveare, dalla cera al polline, dalla pappa reale al propoli. I numeri del Veneto: 4167 aziende, più di 4000 apicoltori, in aumento anche se il clima non è sempre dei migliori, dal punto di vista ambientale, produttivo e di mercato, con quasi 68.000 arnie, il 24% delle quali è in provincia di Vicenza, seguita da Treviso e Verona. Il nostro territorio dimostra di ospitare un settore in evidente via di sviluppo e con grandi possibilità d’espressione, ma ciò sarà possibile esclusivamente se si darà concreto spazio e sostegno alle attività di ricerca, formazione e professionalizzazione, ciò che gli allevatori, per tramite delle proprie associazioni, richiedono a gran voce, come ogni buon imprenditore veneto.

E’ proprio di questo che il piano triennale per l’apicoltura veneta proposto si deve occupare: la destinazione delle risorse per questo settore, regionali, nazionali o europee, in modo tale da investire in apicoltura, consentendone la crescita economica attraverso la professionalizzazione degli apicoltori e la tutela del delicatissimo patrimonio di cui si prendono cura, le api.

L’assessorato all’agricoltura, in questo caso, sceglie giustamente di indicare alcune strade per consentire un corretto utilizzo degli strumenti finanziari volti a supportare la crescita di questo settore e propone quindi di strutturare le future azioni a favore dell’apicoltura veneta: intervenendo per il miglioramento dell’attività di allevamento delle api e delle attività di produzione ad esso connesse: rivolto al miglioramento delle conoscenze tecniche specifiche degli apicoltori attraverso interventi informativi e di aggiornamento, convegni, nonché lo svolgimento di attività di assistenza tecnica da parte di esperti apistici; intervenendo con energia nella lotta contro gli aggressori e le malattie dell’alveare, in particolare la varroas ed iniziative volte al miglioramento delle condizioni sanitarie degli sciami, agendo sia con scopo protettivo e preventivo, che in fase emergenziale, anche considerando l’incidenza dell’inquinamento ambientale causato non solo dalle abitudini quotidiane dell’uomo, ma anche dall’utilizzo di prodotti fitosanitari ed erbicidi aggressivi in particolare in periodo di fioritura; fornendo gli strumenti affinché il settore possa promuovere il valore dell’associazionismo come strumento atto alla divulgazione ed al supporto dell’attività produttiva, volta all’evoluzione dell’apicoltore in attività d’imprenditoria organizzata, capace di proporre non solo prodotti di qualità nel mercato, ma di farlo con la consapevolezza necessari per una così delicata attività produttiva, per cui la salute delle api è prioritaria così come la necessità di una adeguata e rispettosa valorizzazione economica del prodotto, proprio per consentire un’evoluzione dell’attività di allevamento sempre più adeguata agli standard sanitari e qualitativi; con misure di sostegno del ripopolamento del patrimonio apistico, attraverso contributi per l’acquisto di sciami e api regine, aspetto su cui ho piacere di ribadire e condividere con il consiglio la proposta avanzata all’assessorato in commissione: l’avvio di progetti di lungo periodo volti alla garanzia di una biodiversità volti, in particolar modo, alla valorizzazione di specie autoctone, per disincentivare nel corso del tempo l’introduzione di specie di api non autoctone come ad esempio l’ape carnica del nord Europa.

Interessante, anche per la professionalizzazione dei nostri apicoltori, potrebbe essere il sostegno a progetti specifici per lo sviluppo di una selezione genetica specifica, adatta alle caratteristiche del nostro territorio, alla luce delle pratiche di fecondazione artificiale o naturale delle api regine”.

“Il piano triennale – ha puntualizzato la Consigliera Guarda – andrà a far parte, assieme a quelli delle altre regioni, di un più complesso programma nazionale, che dovrà essere trasferito al Parlamento e al Consiglio Europeo, entro il 15 marzo, per la sua approvazione e quindi la corresponsione dei fondi a favore dell’esecuzione degli intenti proposti, a partire dalla valutazione dello stato di attuazione del precedente piano che consente l’individuazione di obiettivi rispettosi delle caratteristiche del sistema produttivo, della sua evoluzione e quindi delle sue attuali esigenze operative e finanziarie.

Inoltre, propone una serie di intenti lungimiranti e buoni: per questo la sua approvazione responsabilizza questo Consiglio a porre ancora più attenzione ai singoli piani annuali di quanto fatto fino ad ora: alla luce delle osservazioni pervenute da apicoltori professionisti di grandi e piccole dimensioni, legati o meno ad associazioni rappresentative, questa Regione dovrà responsabilmente portare a compimento i principi positivi enunciati in questo piano con il corretto finanziamento delle  specifiche sotto-azioni che auspico riusciranno a rispondere alle esigenze di gestione di sementi nettarifere e pollinifere, per incrementare le risorse naturali a disposizione delle api, e soprattutto alla preparazione di nuovi tecnici apistici, visto che dei 143 tecnici ad oggi riconosciuti non tutti sono al momento in attività e a servizio di amatori e professionisti.

Per questo è sicuramente necessario sostenere una certosina attività di formazione e aggiornamento, capace di implementare quello che è fondamentale e prezioso contributo tecnico per il superamento dell’apicoltura hobbistica, a favore di una vera e propria attività professionalizzante, utile non solo per un concreto inserimento nel mercato ma anche per lo sviluppo di progettualità socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibili. Concludo infine ricordando, come fatto dal Dott. Zannol e l’Assessore in Commissione, che il piano fa riferimento ad un periodo triennale con una richiesta di somme a carico della pubblica Amministrazione per 3.285.000 euro. Purtroppo le somme a disposizione rischiano di risultare infine notevolmente meno, per motivi legati alle disponibilità a livello comunitario. Per questo molto importante sarà sostenere con adeguate risorse la legge regionale riguardante il sostegno all’apicoltura veneta, una legge recentemente ammodernata, ma le cui risorse si confermano anche quest’anno poche rispetto alle reali necessità di sviluppo e ricerca di questo settore”.

Nel corso del dibattito sono intervenuti anche i Consiglieri Giovanna Negro (Veneto Cuore Autonomo), Simone Scarabel (Movimento 5 Stelle), Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) e Andrea Zanoni (Partito Democratico) che, con diverse sfumature, hanno sottolineato il ruolo dell’apicoltura e delle api quali indicatori di salubrità ambientale; in particolare il Consigliere Zanoni ha posto l’accento sull’uso dei trattamenti in agricoltura che ha portato a un calo drastico degli insetti in generale, e in special modo degli impollinatori, calo cui fa eccezione il caso di altri insetti come la cimice asiatica, a proposito della quale è intervenuto l’assessore regionale Giuseppe Pan che, oltre a sottolineare l’importanza della proposta di deliberazione amministrativa in approvazione presso il Consiglio, ha ricordato come la Giunta regionale abbia recentemente approvato un provvedimento volto proprio al contenimento della cimice asiatica che prevede contributi per 300mila euro per l’acquisto di reti antiinsetto, destinati ad aumentare fino a 500mila euro.

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