Friuli, pesticidi che uccidono le api: agricoltore indagato segue corso sulla semina per estinguere il reato

di Giuseppe Petrobelli –

Eliano Garzitto, accusato di inquinamento ambientale insieme ad altre 400 persone, ha deciso di frequentare alcune lezioni sulle tecniche della concia. Un’iniziativa appoggiata dalla Procura. Ma altri agricoltori sono contrari: “Non abbiamo bisogno di essere rieducati”.

Mettere fine alla guerra giudiziaria tra apicoltori e agricoltori. In modo penalmente indolore. E perfino utile per l’ambiente. È la strada che per ora solo un indagato per inquinamento ambientale a causa dei pesticidi che hanno causato la moria delle api in Friuli, ha deciso di percorrere: seguire un corso di aggiornamento sulle tecniche della concia e della semina in cambio dell’estinzione del reato. Invece gli altri 400 indagati dell’inchiesta condotta dalla Procura di Udine, sostenuti anche dalle associazioni di categoria, continuano a difendere il loro operato. Per questo sono scesi in campo Wwf e Legambiente, offrendo assistenza legale gratuita, per definire la pendenza giudiziaria con un programma di trattamento.

L’iniziativa, che ha il favore della Procura, è innovativa e potrebbe aprire una strada sul fronte di tante inchieste. Quella condotta dal pubblico ministero Viviana Del Tedesco ha messo in subbuglio l’ambiente agricolo friulano un paio di mesi fa. Perché sono state sequestrate centinaia di appezzamenti di terreno e indagate circa 400 persone per aver utilizzato un pesticida (il Methiocarb) senza rispetto delle prescrizioni per la tutela delle api.

In quell’elenco c’è anche Eliano Garzitto, 52 anni, di Lestizza. Una situazione per lui inaccettabile. Per questo ha deciso di chiedere l’ammissione a un corso di formazione e aggiornamento in pratiche agricole, tornando a scuola per imparare il corretto trattamento delle semine, evitando danni o utilizzi impropri di sostanze che, pur non essendo fuorilegge, richiedono precauzioni molto chiare. Garzitto, intervistato dal Messaggero Veneto, ha dichiarato: “Mi sento un delinquente, ma non lo sono. Sapermi indagato è insopportabile. Per me è un peso, prima questa brutta vicenda si conclude, meglio è”.

Ma ci sono altri agricoltori che, invece, si ritengono innocenti. “Non siamo colpevoli di nulla, non vedo perché dovremmo accettare una condanna ai lavori socialmente utili”, ha dichiarato Renato Zampa, uno dei leader del Comitato spontaneo costituito dagli agricoltori indagati. Gli ha fatto eco Ferruccio Saro, ex deputato e senatore di Forza Italia, a sua volta indagato: “Non è accettabile la proposta della Procura, che ricorda le rieducazioni nelle campagne avviate da Stalin, Mao e più di recente, da Kim Jong. Gli agricoltori non hanno bisogno di essere rieducati”.

Anche per questo sono scesi in campo Wwf e Legambiente. I due presidenti regionali Alessandro Giadrossi e Sandro Cargnelutti hanno illustrato la loro proposta in una conferenza stampa. “Il declino degli insetti pronubi e delle api è la punta dell’iceberg di una drammatica e inaccettabile perdita di biodiversità che ha tra le sue cause principali, l’impatto del modello di produzione agro/industriale”. Aggiungendo: “L’inchiesta friulana sulla moria delle api evidenzia la necessità di cambio di passo nelle modalità di produzione agricola, che nel tempo ha privilegiato la diffusione dei pesticidi, in luogo di tecniche agricole alternative ed integrate. Gli agricoltori sono l’ultimo anello della catena che, a monte, conserva importanti e imponenti interessi economici”.

Nel merito, “la soluzione processuale prospettata da uno degli indagati, con il favore della Procura di Udine, è coerente con l’auspicabile approccio di un’agricoltura innovativa: approfondita conoscenza degli agrofarmaci, sicurezza nel lavoro, attenzione alla salute dei consumatori, ricerca di produzioni compatibili e protezione dell’ecosistema”. Legambiente e Wwf, “stupiti della contrarietà delle associazioni, degli indagati e di eminenti persone della politica”, ritengono che la messa in prova non sia una ammissione di responsabilità, ma “una forma di giustizia riconciliatoria e riparatoria, come soluzione alternativa al tradizionale iter giudiziario”. Per questo offrono assistenza legale gratuita a”tutti coloro che intendano iniziare questo percorso di messa alla prova sino al raggiungimento dell’estinzione del reato, laddove non si palesino evidenti ragioni di soluzioni più favorevoli al singolo assistito”.

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