Vespa velutina, stop ai fondi per combatterla

di Lorenza Rapini –

Il “calabrone asiatico” uccide le api ed è molto pericoloso per l’uomo. In campo restano solo i privati e la protezione civile.

Imperia – E’ terminato il progetto Life StopVespa, che mirava a contenere la diffusione della vespa velutina nel Ponente Ligure e che per quasi quattro anni ha contribuito in maniera evidente a debellare il «calabrone asiatico» che ammazza le api, mettendo in pericolo la produzione di miele e soprattutto l’impollinazione agricola e floricola, ed è tanto pericoloso per l’uomo. I fondi sono terminati e la lotta perde colpi.

Ora, per chi trovasse in campagna o in città i nidi di vespa velutina non resta che rivolgersi alla Protezione civile, che tra l’altro sarà aiutata dai privati apicoltori che, in questi anni, si sono specializzati ad operare per neutralizzare i nidi.

Si tratta di caratteristiche sfere, all’apparenza di fango, di colore tra il bianco sporto e il marrone chiaro, che ospitano migliaia di insetti e che si trovano spesso su rami altissimi. Difficili da raggiungere, ma anche pericolose: la puntura di velutina è molto più ricca di «veleno» rispetto a quella di normali vespe o di api e può causare shock o in casi estremi (soprattutto per bambini e animali di piccola taglia) anche la morte del soggetto che viene attaccato.

Il progetto per contenere la vespa asiatica è terminato il 31 luglio. Dal 1° agosto, appunto, i nidi di velutina vanno segnalati al numero Urp (ufficio relazioni con il pubblico) della Regione Liguria che risponde all’800445445, oppure si possono contattare gli operatori che, nel tempo, insieme agli esperti di Stopvespa hanno imparato a fronteggiare questa emergenza. I fondi sono terminati ma proprio grazie a questi anni di interventi, mentre oltre confine la diffusione della velutina è arrivata a sfiorare i 100 chilometri all’anno, nel Ponente si è limitata a circa 3. In questi quattro anni nell’Imperiese sono stati neutralizzati oltre 2100 nidi di vespa velutina, con numeri decrescenti nel tempo, proprio perchè gli interventi hanno contribuito in maniera netta a salvare le api e a contenere l’espansione del «calabrone asiatico». Nel 2017 sono stati distrutti 421 nidi, nel 2018 sono stati 947 e nei primi sette mesi del 2019 si è arrivati soltanto a 65.

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