Il grande funerale delle api, l’entomologo Moreno Dutto: “Se le perdiamo, non possiamo costruirle in laboratorio”

di Wilma Brignone –

“E’ il momento di cambiare rotta”; causa della moria, danni e l’uso dei prodotti insetticidi: “Devono essere utilizzati come uno stiletto e non come una falce”.

Sono recenti le notizie di moria di api segnalate nel Fariglianese e nelle Langhe. Ma il grande funerale di api coinvolge da anni il Giappone, come gli Stati Uniti, l’ Europa e sono  temi preoccupanti lo spopolamento degli alveari, i pericoli che minano la sopravvivenza di questi e di altri insetti impollinatori.

La loro scomparsa potrebbe portare gravi conseguenze a livello di equilibrio ambientale e biodiversità, compromettendo la produzione agricola mondiale e quella alimentare.

Quindi è più che mai importante conoscere il problema e dilungarsi sull’importanza delle api per l’uomo.

In merito interviene Moreno Dutto, entomologo e perito in apicoltura, verzuolese.

Quale può essere stata la causa delle morie di cui si è recentemente parlato? “Molto probabilmente si tratta di casi di intossicazioni acute da prodotti fitosanitari insetticidi. Purtroppo questo tipo di intossicazioni è particolarmente grave e difficilmente lascia scampo alle api. Un’altra tipologia di intossicazione, molto più subdola dell’alveare ma altrettanto pericolosa, è quella cronica dovuta all’introduzione progressiva di dosaggi sub-letali di sostanze tossiche che si accumulano nell’alveare fino al punto di esplicare l’azione tossica. Sovente però questa tipologia di intossicazione si manifesta con una riduzione numerica di api nell’alveare”.

Ma come si verifica l’intossicazione? “Il metodo più semplice è che le api si espongono direttamente all’agente tossico presente in aree trattate quali ad esempio i frutteti. L’esposizione può avvenire durante il trattamento stesso e generalmente in questo caso le api sono esposte a dosi massicce di sostanze tossiche che non riescono neppure più a far ritorno all’alveare. In altri casi vengono in contatto con le sostanze tossiche nei giorni successivi al trattamento assorbendole attraverso polline e nettare. In questo caso riescono ancora a fare ritorno all’alveare prima di morire”.

A livello di danno cosa ci dice? “Ogni alveare perso è un danno ingentissimo sia per l’apicoltore che per la biodiversità. Le api sono impollinatori fondamentali per tutti gli ecosistemi e per lo stesso agroecosistema. Buona parte delle nostre colture e dei frutti che noi mangiamo necessitano dell’impollinazione delle api e buona parte della flora che compone i nostri ecosistemi richiede, per la riproduzione, l’intervento di insetti impollinatori”.

Da esperto, qual è il nodo del problema dato che ormai da decenni si parla di tutela delle api e per contro la moria continua a verificarsi? “La questione è spinosa perché da un lato c’è la necessità di tutelare le api e dall’altra c’è l’esigenza di tutelare le produzioni agroalimentari dai patogeni. Sono due interessi molto importanti per l’umanità.

Il problema è che i due interessi sono in contrapposizione ed è necessario trovare un punto preciso di equilibrio. Diciamo che il problema della morte delle api trova origini precise con l’introduzione in agricoltura dei prodotti fitosanitari. Originariamente forse le molecole chimiche presentavano un’elevata tossicità acuta ma non presentavano sistemicità nella pianta traducendosi nell’impossibilità di determinare intossicazioni croniche nell’alveare.

Con il progredire degli studi sulle molecole si è arrivati a prodotti sistemici che si utilizzano a bassi dosaggi; in questo caso le api possono essere esposte a dosaggi sub-tossici per lunghi periodi, manifestando disturbi a distanza di tempo.

L’agricoltura biologica aiuta? “Innanzitutto è necessario precisare che è difficile trovare insetticidi di sintesi non tossici per le api. Sono proprio pochi, ad esempio, uno fra tutti, i batteri entomopatogeni. Per la maggior parte dei principi attivi si può solo parlare di un maggiore o minore grado di tossicità per le api. Certo che un’agricoltura, come quella biologica, che preveda un assai limitato impiego di insetticidi e che quei pochi che possono essere impiegati presentano una limitata persistenza gioca a tutto favore delle api. E’ necessario però fare un passo indietro. Molto dipende anche dalle modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari”.

Si spieghi meglio in merito alla distribuzione. “La distribuzione deve avvenire previa disincentivazione delle api a frequentare gli ambienti trattati, ad esempio sfalciando la vegetazione spontanea diversi giorni prima del trattamento. Utile poi effettuare i trattamenti nelle ore di inattività delle api e naturalmente non trattare durante le fioriture. E’ necessario adottare ogni piccolo accorgimento. I tecnici aziendali sono poi pronti a fornire tutte le indicazioni utili al fine di ridurre l’impatto dei trattamenti sulla base del principio attivo che si intende utilizzare.

Lei è a favore o è contro i prodotti fitosanitari? “Io sono a favore delle api”.

Perché? “Molto semplice. Se perdiamo le api non possiamo costruirle in laboratorio”.

Sarebbe possibile pensare ad un’agricoltura senza pesticidi? “Oggi è impossibile pensare a un’agricoltura senza prodotti fitosanitari, sarebbe utopistico, seppure l’impiego di mezzi di difesa fisici, meccanici e biologici contribuiscano a ridurre enormemente l’impiego delle molecole maggiormente tossiche per le api. Io credo nella possibilità di un’agricoltura con limitato uso di prodotti fitosanitari e con un impiego di precisione. I prodotti insetticidi devono essere utilizzati come uno stiletto e non come una falce!”.

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