In città le prime casette per favorire gli insetti impollinatori che sono essenziali per la biodiversità. Al parco Morandi un esperimento con le arnie.
Il primo passo è stato smettere di sterminarle con i trattamenti anzi-zanzare. Il secondo creare un ambiente più accogliente, con prati in fiore e i loro arbusti preferiti. Il terzo, adesso, è ancora più ambizioso: offrire loro un riparo sicuro. Perché, anche se non si direbbe, le api in città di questi tempi se la passano meglio che in campagna, dove si fa abbondante uso di pesticidi. E poi Padova, che tiene in caldo il progetto per il parco agricolo e paesaggistico del Basso Isonzo, punta a recuperare terreno sul fronte della sostenibilità ambientale da un lato e della sicurezza alimentare dall’altro.
Proprio al Basso Isonzo è comparso, qualche mese fa, il primo “bugs hotel”, una casetta per le api e gli altri impollinatori. Poi a ottobre la seconda è stata montata, per iniziativa di una famiglia della zona e con il permesso del Comune, nel bosco urbano di via Monticano. Sono solo i primi slanci, ma raccontano di una sensibilità che si diffonde. Anche Legambiente, insieme a Slow Food, ha pronti i suoi “hotel” e li ha presentati alla festa del volontariato. Insieme a una richiesta che il Comune si appresta ad accogliere: aderire al progetto di “Città amica delle api”. «Si tratta di riconoscere l’importanza delle api e dell’apicoltura come patrimonio per la tutela della biodiversità», spiegano da Legambiente. «E poi di sostenere le attività apistiche, di incrementare le specie vegetali ricche di nettare creando percorsi per insetti – le cosiddette autostrade per le api, con stazioni di polline ogni 250 metri – e di ridurre l’uso di biocidi su tutto il territorio, a iniziare dalle aree su cui si intende favorire l’agricoltura biologica. Nel caso di Padova, il parco del Basso Isonzo».
Padova è sulla buona strada. «Abbiamo cominciato cambiando i trattamenti anzi-zanzare», racconta l’assessore al Verde Chiara Gallani, «e passando dai pesticidi, che ammazzano tutto, ai larvicidi biologici. Poi abbiamo cominciato a piantare, nei boschi urbani, specie gradite agli impollinatori, come la frangola. E a gestire gli sfalci in modo da lasciare pezzi di prato spontaneo per gli insetti». Legambiente suggerisce di creare oasi per le api anche sui tetti delle case, seminando fiori ricchi di nettare e di polline. E di installare, nelle vicinanze, gli hotel. Che poi sono casette con pezzi di legno forato, canne di bambù e rametti che danno riparo agli esemplari che preferiscono vivere da soli.
Ma c’è di più. Proprio nei giorni scorsi al parco Morandi dell’Arcella sono comparse le prime tredici arnie, in uno spazio delimitato dell’area verde. «È un progetto sperimentale», spiega l’assessore Gallani, «che tende a far diventare i parchi luoghi di tutti, anche degli insetti. È un altro passo nel percorso verso la Città amica delle api. E – aggiungo – delle farfalle e di tutti gli altri insetti senza i quali rischierebbero di scomparire tantissime piante».