Le api, insetti fondamentali per l’esistenza dell’uomo e dell’ambiente, si trovano oggi a doversi continuamente difendere da attacchi che mettono a dura prova la loro esistenza. Pesticidi, urbanizzazione, cambiamenti climatici, frammentazione degli habitat,… Queste alcune delle principali minacce alla vita di questi insetti.
Secondo l’Ispra, una specie su tre di api e farfalle europee vede la propria popolazione in declino, e una su dieci di si trova ad essere a rischio di estinzione.
Il settore dell’apicoltura non sembra però disposto a restare fermo a guardare, e tra le armi che vengono messe in campo troviamo tanta ricerca e anche delle soluzioni innovative.
I numeri e lo stato di salute del settore
Il settore dell’apicoltura in Italia conta quasi 1.600.000 alveari e sciami per più di 60 mila apicoltori, che hanno generato una produzione di 15.000 tonnellate di miele nel 2019 (dati Osservatorio Nazionale Miele).
L’Italia si conferma 4° produttore in Europa, vantando il più alto numero di varietà di prodotto: sono infatti 60 i tipi di miele presenti nel Paese.
Dal 2003 purtroppo però in Italia sono stati segnalati sempre più eventi significativi di moria delle api, concentrati soprattutto in primavera, durante le fioriture, a causa dei trattamenti massivi con pesticidi operati sui suoli agricoli. Inoltre, secondo una ricerca internazionale, coordinata dall’Istituto di apicoltura dell’Università di Berna, crescono a un ritmo preoccupante anche le morti invernali, aumentate in alcuni casi sino al 40%.
I risultati sulla produzione si sentono. Anche il 2020 non si sta rivelando un anno facile secondo la rilevazione dei primi 8 mesi del 2020 dell’Osservatorio Nazionale Miele. Prosegue infatti la tendenza negativa del 2019 delle produzioni su gran parte del territorio nazionale. Si rende necessario così lo sviluppo di nuove soluzioni in grado di aiutare la sopravvivenza delle api e del settore dell’apicoltura. Vediamone alcune.
Tecnologia contro la Varroa
Da alcuni decenni le api e l’apicoltura sono in grave crisi, in particolare a seguito della comparsa della varroa (Varroa destructor), un acaro che ha decimato il patrimonio apistico degli apicoltori e ha praticamente azzerato le popolazioni selvatiche dell’ape mellifera.
Femmina matura di ‘Varroa destructor’. Wikipedia
Questo acaro indebolisce le api, e questa condizione, sommata alla penuria di fonti alimentari, contribuisce a creare gravi ripercussioni sulla redditività dell’apicoltura.
In aggiunta ai tradizionali trattamenti specifici all’acido ossalico, da effettuare in determinati momenti dell’anno, si stanno cercando soluzioni sempre più efficienti, che aiutino gli apicoltori nella lotta a questo acaro
Come nel caso del sistema di BeeEthic, che uccide la varroa riscaldando l’alveare a 42 °C direttamente nella sua fase di riproduzione, all’interno della covata delle api, fermandone così la riproduzione.
Il telaino Bee Ethic.
Si tratta di un’unità elettronica di controllo, integrata direttamente all’interno dei telaini che compongono le arnie. Il microchip contenuto in questa unità consente di effettuare i trattamenti quando necessario, e aiuta le api a controllare la temperatura della covata in caso di cambiamenti climatici repentini. Oltre al sistema per i telai è stato poi sviluppata anche l’arnia BeeEthic, connessa al Cloud BeeEthic, che consente agli apicoltori di accedere direttamente dai loro smartphone agli alveari, monitorandone lo stato di salute, la temperatura della covata e il programma di trattamento anti-Varroa.
Api connesse in tutta Europa con l’IoT
IoBee è un progetto internazionale finanziato dall’Unione Europea per tutelare la salute delle api, che coinvolge anche l’Italia. Usando sistemi IoT (Internet of Things), gli apicoltori potranno monitorare le proprie colonie e raccogliere informazioni utili non solo per intervenire in caso di bisogno, ma anche per fornire dati utili alla ricerca sulle api.
Il progetto prevede che all’esterno degli alveari venga installato Bee Counter, un sensore in grado di monitorare il traffico delle api. Il contatore rileva anche i parassiti e fornisce informazioni sullo stato della colonia. Il sistema di IoBee permette inoltre di monitorare la diversità e la densità degli altri insetti impollinatori presenti. Infine, il monitoraggio è abbinato all’uso di immagini satellitari per creare sistemi predittivi in grado di dare informazioni utili in tema di salute ambientale stato del suolo.
Un grande progetto che sarà utile non solo nel breve periodo.
Antifurto e sensori di peso, per la sicurezza delle api
L’app di 3Bee
3Bee è un’azienda agri-tech che sviluppa sistemi intelligenti di monitoraggio e diagnostica per la salute delle api. Il sistema offerto da 3Bee prevede l’uso di sensori, collegati ad un app, che offrono all’apicoltore diversi dati e servizi. Il sistema permette di registrare nella propria app importanti parametri, come l’andamento della covatura, le variazioni di temperatura, di umidità o di intensità sonora. Prevenendo nell’ultimo caso ad esempio le sciamature. Inoltre l’alveare può essere protetto con un sensore antifurto, e se viene spostato può essere facilmente localizzato. Infine, con l’uso di speciali bilance, il sistema prevede la registrazione delle variazioni di peso dell’alveare. Soprattutto nel periodo della fioritura, il mancato aumento di peso di un alveare è un segnale importante che qualcosa non va, e che si deve intervenire per verificare se c’è un problema ad esempio di parassiti o di avvelenamento. Soluzioni di questo tipo, soprattutto nel caso di colonie nomadi, che non possono essere controllate quotidianamente, sono un aiuto importante per gli apicoltori per poter intervenire prima che sia troppo tardi.
Un app per la ricerca sulle api da miele selvatiche
L’app di BeeWild
Per poter andare avanti, la ricerca sulle api necessita di dati sempre nuovi e aggiornati.
Per questo la Fondazione Edmund Mach (FEM) ha sviluppato BeeWild, un’applicazione per censire la distribuzione e la sopravvivenza delle api da miele selvatiche in Europa.
L’app, scaricabile gratuitamente, fornisce una guida per riconoscere queste api e consente ai cittadini di segnalarne la posizione e di inviare alcune fotografie, per una conferma da parte di un team di esperti.
Il progetto è stato ideato dal gruppo api del Centro Trasferimento Tecnologico di FEM, ed è stata realizzata dal personale dell’unità Agrometeorologia e Sistemi Informatici con la collaborazione del Centro Ricerca e Innovazione. Il progetto è partito a giugno di quest’anno, e per gestire le segnalazioni che giungeranno la Fondazione collaborerà con la World Biodiversity Association onlus, da alcuni anni impegnata concretamente nel campo delle api e dell’apicoltura.
In tutta Europa oggi si sta sottolineando l’importanza di tutelare in vario modo queste sottospecie, che risultano strategiche per l’ambiente ma anche per il futuro dell’apicoltura. Queste colonie infatti, attraverso i fuchi maschi, potrebbero facilmente trasferire anche alle api gestite dagli apicoltori della stessa zona le loro caratteristiche positive.
Quali sviluppi futuri
Paolo Fontana, che ha curato lo sviluppo del progetto BeeWild, ci ha illustrato a suo parere alcuni dei possibili ambiti di sviluppo per nuove soluzioni tecnologiche.
“La ricerca oggi è importante nella tutela della salute delle api, e lo sono anche le tante soluzioni tecnologiche che stanno via via nascendo. Il problema è che spesso il costo di queste tecnologie è ancora troppo elevato. Quello che a mio avviso manca sono dei servizi di consulenza a distanza, in grado di aiutare gli apicoltori a risolvere eventuali dubbi e problematiche. Inoltre penso che sarebbero utili dei sistemi predittivi, basati su dati climatici e metereologici, in grado di dare delle previsioni sulla fioritura. Quelli che esistono oggi non sono ancora molto diffusi o ben strutturati.
Infine, la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni si potrebbero concentrare anche sullo studio di nuove arnie, che non possono essere uguali a prescindere dalle condizioni geografiche, stagionali e climatiche. Lo studio dei materiali, delle forme e del loro adattamento all’ambiente, grazie all’uso e alle scoperte delle nuove tecnologie, potrebbero dare vita a soluzioni in grado di migliorare il benessere delle api e la loro produzione di miele.”
Cosa ne pensano gli apicoltori?
Abbiamo chiesto il parere sull’importanza della ricerca e dello sviluppo tecnologico a Davide Casarini, proprietario dell’Azienda Agricola Biologica S. Antonio Abate di Limidi di Soliera (MO).
“Le nuove soluzioni a disposizione degli apicoltori sono interessanti, anche se forse alcune sono più adatte a chi fa nomadismo o ha un grande quantitativo di alveari. Tuttavia, come detto anche da chi usa queste soluzioni, resta imprescindibile il fatto di andare sul campo a controllare anche fisicamente lo stato di salute degli apiari.
Trovo invece molto utile anche per i piccoli apicoltori, soprattutto biologici, che molte aziende si stiano impegnando per la creazione di prodotti e soluzioni in grado di aiutare naturalmente il benessere delle api. Come per i probiotici per le api, che possono essere usati per rafforzare le difese immunitarie o stimolare questi insetti dopo periodi di stress, proprio come per noi umani.
Ubi apis Ibi salus, diceva Plinio il Vecchio. Ed effettivamente oggi sappiamo che le api non sono solo un indicatore di salubrità, bensì sono parte integrante del mantenimento del nostro ecosistema, e come tali anche noi noi abbiamo impegnarci per il loro benessere.
L’apicoltura oggi ha bisogno di ricerca e risposte innovative in grado di creare soluzioni flessibili e adattabili, soprattutto rispetto al tema dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento.”
Gli apicoltori diventano hi-tech per salvare le api in pericolo di estinzione