di Alessandra Guidoni –
Il miele è un alimento antichissimo e in Sardegna si usa da sempre in cucina, riconoscendone le ottime proprietà nutrizionali e organolettiche.
L’addomesticamento delle api nel Mediterraneo è avvenuto molte migliaia di anni fa, quando gli apicoltori erano considerati esseri magici, in grado di “parlare” con questi insetti, piegandoli ai propri voleri, ricavando molte sostanze utili dagli alveari: miele, pappa reale, propoli, polline, cera.
Il miele nell’antica Grecia serviva per i dolci rituali legati a feste che celebravano la fertilità, come quelle in onore di Kore e Demetra, e per insaporire cibi e bevande quotidiani; era un alimento considerato fondamentale per svezzare in modo appropriato i bambini, per curare molte malattie ed eseguire determinati riti perché si pensava che donasse eloquenza e saggezza e chi ne faceva uso.
Una popolare leggenda sarda individua nell’eroe culturale Aristeo l’iniziatore dell’apicoltura sull’Isola. Nella notte dei tempi girovagando per il Mediterraneo portò con sé le tecniche per addomesticare le api, cagliare il latte, coltivare le messi, l’ulivo e le viti; si fermò anche in Sardegna dove insegnò agli uomini tutte le sue conoscenze. Una statuina di Aristeo coperto di api è stata rinvenuta a Oliena, nel cuore dell’Isola, in località Vidda ’e su medde, it. paese del miele. L’apicoltura sull’Isola è davvero antica e probabilmente i primi dolci sardi nacquero dall’incontro tra l’impasto del pane con il miele. Ancora adesso la seada testimonia la straordinaria ed antica alleanza tra pasta, miele e formaggio, tra agricoltura, apicoltura e pastorizia isolane. A questa si aggiungono s’aranzada, che consiste in scorze di agrumi bio, confettate nel miele e decorate con mandorle, e sa pompìa, un dolce unico al mondo che è anche Presidio Slow Food. Un altro dolce, semplice e salutare, consiste nelle tenere foglie di lattuga con un velo di miele.
Il miele fu, dalla Preistoria sino a tutto il Medioevo, il principale dolcificante europeo, prima di essere sostituito in parte dallo zucchero di canna. Non fu però mai sostituito nella sua funzione curativa nella medicina popolare, come antibiotico naturale, espettorante, tonico, vermifugo ed altro ancora.
In effetti il miele è un superfood perché contiene una ottima percentuale di carboidrati, proteine, vitamine (soprattutto del gruppo B), flavonoidi, polifenoli e composti bioattivi ad azione antiossidante. Gli vengono riconosciute proprietà anche antisettiche e antiinfiammatorie.
Il miele sardo era famoso nell’antichità per la peculiare amarezza; ne parlano tra gli altri i poeti Orazio, nell’Ars poetica, e Virgilio, nelle Bucoliche; per secoli si è cercato di capire quale fosse la ragione. Nell’Ottocento Alberto Ferrero Della Marmora intuì che dipendeva dal fatto che le api bottinavano i fiori del corbezzolo e la sua illuminazione è stata confermata dalla scienza.
Oltre al miele di corbezzolo la Sardegna produce una enorme varietà di tipologie, dai delicatissimi miele di Sulla e di Millefiori al miele di Asfodelo, di Cardo, di Cisto, in primavera, quando l’Isola si copre di un manto erboso e floreale spontaneo, di straordinaria bellezza e a perdita d’occhio, sino al miele di Castagno del nuorese e al miele di eucalipto delle assolate coste del Sulcis Iglesiente.
I segreti del miele di Sardegna, un superfood antico, magico e straordinario