di Laura Vergani –
È stato un anno duro, durissimo per l’apicoltura italiana. Secondo i dati diffusi dalle associazioni di settore, infatti, la produzione del miele tricolore ha subito un calo drastico rispetto alle medie annuali. In tutta Italia e anche in Lombardia e nella nostra Brianza casatese dove, da qualche anno, è presente l’Apicoltura Tulia.
“È stato davvero un anno pessimo per tutti”, ha commentato Alessandra di Apicoltura Tulia, che ci ha spiegato qualcosa di più sulla situazione dell’apicoltura del territorio. “Ad alcuni forse è andata meglio perché avevano gli apiari in una zona più riparata. Ma, in generale la situazione di quest’anno è stata davvero critica”, ha commentato. L’azienda a conduzione famigliare ha aperto qualche anno fa, nel 2011, a Galgiana di Casatenovo, con una ventina di cassette e tantissimo entusiasmo.
“Da quando abbiamo iniziato, di sicuro è stato l’anno peggiore. Prima avevamo poche cassette, ora qualcuna in più e siamo riusciti comunque a coprire il nostro fabbisogno. Però, in proporzione è stato davvero l’anno più critico. C’è da dire che gli apicoltori più esperti ci raccontano di belle produzioni di miele, dieci-quindici anni fa, che ora non ci sono più”. E quali sono le cause di questo calo di produzione? “Sicuramente la causa principale è da imputarsi alla siccità di questa estate, oltre ai cambiamenti climatici degli ultimi anni. Per fare il miele, alle api è necessario il nettare dei fiori. Questa estate ha piovuto pochissimo, dunque i fiori erano secchi e c’era scarsità di nettare”. E poi la pioggia è arrivata, ma nei giorni più delicati.
“Durante il periodo di fioritura dell’acacia, questa primavera, c’è stata una settimana di pioggia, dunque le api non hanno potuto lavorare bene e la produzione del miele di acacia ne ha risentito pesantemente in tutto il territorio. Secondo l’associazione degli apicoltori, che tra le altre cose stabilisce i prezzi dei vari tipi di miele, il valore del miele di acacia quest’anno non era nemmeno stimabile proprio a causa della scarsissima produzione. Secondo le stime il miele di acacia prodotto è stato solo il venticinque per cento rispetto alla media annuale”, ha proseguito Alessandra.
Se il clima non aiuta, ci sono altre difficoltà per gli apicoltori. “Forse anche le malattie e i parassiti hanno inciso, come la vespa velutina o calabrone asiatico: qui non si è ancora diffuso ma è stato avvistato in Emilia Romagna e Liguria. Comunque, in caso di situazione critica, gli apicoltori intervengono aiutando le api: per tenere la “famiglia” forte, per stimolare l’ape regina a covare, andiamo ad alimentare le api con acqua e zucchero, oppure, in inverno, con il candito, cioè sciroppo solido. Si tratta di una prassi molto comune, da utilizzare quando le api fanno fatica a trovare nettare o ci sono scarse fioriture. In questo modo, le api e le famiglie non si indeboliscono, soprattutto dopo un’estate così e in vista dell’inverno”.
Se le api operaie vivono solo 45 giorni, la vita delle api regine, una per ogni alveare, è ben più lunga: fino a quattro-cinque anni, con la capacità di deporre anche 2000 uova in un solo giorno. Una famiglia di api può arrivare a 80.000 esemplari. Nella stagione invernale, invece, quando la regina smette di produrre uova, le dimensioni dell’alveare si riducono.
“È dunque fondamentale, all’avvicinarsi dell’inverno, avere famiglie forti, che possano resistere fino alla nuova stagione. L’apicoltore inizia a stringere le cassette in modo che le api stiano più vicino e al caldo. Portando le api verso l’inverno ci si rende conto se le famiglie sono più forti o deboli: ovviamente, più sono deboli più faranno fatica nella nuova stagione”.
E la “forza” delle api permette di fare una previsione sulla nuova stagione. “Il clima non si può prevedere, dunque noi apicoltori cerchiamo di basarci su questo elemento per capire come andrà la prossima stagione. Noi siamo comunque soddisfatti: come dicevo, nonostante la crisi siamo riusciti a coprire il nostro fabbisogno, togliendoci anche un piccolo sfizio. Il nostro miele è stato premiato con due gocce d’oro al concorso nazionale tre gocce d’oro, confermando alcuni ottimi risultati raggiunti negli scorsi anni, quando abbiamo ottenuto anche riconoscimenti regionali. Forse, di fronte ad una situazione critica come quella di questa estate, una strategia può essere quella di diversificare la produzione, anche in base al territorio, valorizzando una produzione diversa, come un millefiori magari più dolce. E poi, sicuramente, lavorare sulla qualità del miele. Per il resto, non ci resta che sperare nel clima”, ha concluso Alessandra.