Siccità: in Piemonte a rischio cereali, allevamenti e apicoltura

Il perdurare della siccità sta mettendo in ginocchio l’agricoltura torinese. A poco più di due settimane da San Martino, l’emergenza principale riguarda la seminagione dei cereali vernini – grano, frumento e orzo – perché il terreno è talmente arido da risultare polveroso e impenetrabile fino ad elevate profondità e impedisce lo spargimento dei semi e il radicamento delle piante.

Dove possibile gli agricoltori stanno utilizzando pozzi, pompe e impianti irrigui per ammorbidire la terra e prepararla alla semina ma, in molti casi, la scarsità d’acqua in fiumi e torrenti e l’assenza di punti di captazione prossimi al fondo agricolo rendono indispensabile attendere l’arrivo della pioggia.

A preoccupare la Cia – Agricoltori Italiani di Torino non è comunque solo la prossima campagna cerealicola. La scarsità d’acqua sta producendo effetti negativi in molti settori, dall’allevamento zootecnico all’apicoltura, e minaccia di trascinare l’intero comparto in una crisi senza precedenti nella memoria recente.

«Oggi la nostra attenzione è giustamente puntata sui roghi che punteggiano la Valsusa, il Pinerolese e il Canavese – dichiara il presidente provinciale della Cia Roberto Barbero – ma il prolungarsi di questo periodo siccitoso sta mettendo in ginocchio sia l’agricoltura sia l’ecosistema boschivo di tutte le nostre aree montane e collinari. In pianura in qualche modo, fino ad ora, è stato possibile tamponare la situazione aumentando le dotazioni di gasolio agricolo e le attività di irrigazione ma siamo vicini al punto di non ritorno. Se non arriverà una quantità di pioggia accettabile entro le prossime due settimane potremmo perdere l’anno con conseguenze incalcolabili per il nostro tessuto imprenditoriale. È il terzo anno consecutivo che si verificano eventi siccitosi – continua Barbero – non possiamo più affrontare questi fenomeni in modo emergenziale. Occorre riorientare la nostra agricoltura per essere preparati con nuove colture o varietà colturali, impianti d’irrigazione più efficienti e un sistema di politiche pubbliche che, dagli investimenti sugli invasi alle misure agroambientali nel Psr, abbia l’obiettivo di aiutare gli agricoltori a vivere del proprio lavoro anziché di sussidi conseguenti alle calamità naturali».

La situazione e le principali criticità settore per settore:

CEREALICOLO

Grano, frumento, orzo, farro e segale. Sono i cereali autunno vernini , la cui semina si conclude tradizionalmente in tempo per la ricorrenza di San Martino, l’11 novembre, per dare il tempo alle piante di attecchire nel terreno e resistere alle gelate invernali. In provincia di Torino la sola superficie annualmente coltivata a grano ammonta a circa 19.000 ettari, per una produzione media di oltre 1 milione di quintali ed interessa più di 4.500 aziende. La superficie ad orzo copre invece circa 3.500 ettari, per una produzione di circa 150 mila quintali, realizzati da 1.200 aziende. Tutte le aziende agricole che destinano a coltura cerealicola una superficie aziendale superiore ai 10 ettari (oltre il 50% del totale nel Torinese), per ottenere i contributi Pac (Politica Agricola Comune) per l’annualità 2018 devono dimostrare di avere adempiuto alla diversificazione delle colture, destinando alla principale una superficie non superiore al 75% del totale. Se salta la semina dei cereali autunno vernini, oltre al danno economico da quantificare, queste aziende rischiano di perdere anche i contributi della politica agricola Ue.

ALLEVAMENTO E FORAGGIO

In montagna quest’anno, a causa prima delle gelate tardive e successivamente della siccità estiva e autunnale, si è avuta una considerevole diminuzione della produzione di foraggio. In molte zone, come nel Pinerolese o nelle Valli di Lanzo, la demonticazione delle mandrie in alpeggio è stata anticipata di circa un mese per l’esaurimento dei pascoli in quota, con gravi ripercussioni sull’alimentazione del bestiame. Gli allevatori devono decidere adesso se acquistare scorte supplementari di foraggio, un bene che nell’ultimo anno ha visto un aumento dell’80% del prezzo a quintale e in molti stanno iniziando a chiedersi se vendere qualche animale non possa risultare più conveniente.

APICOLTURA

Il caldo anomalo di questo periodo ha inizialmente ridotto la produzione di miele e ora sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza stessa delle api, che si trovano a fronteggiare la scarsità d’acqua e la tendenza di fiori e piante a bloccare la secrezione di nettare e polline per concentrare le risorse in favore della propria sopravvivenza.

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