Coldiretti Vercelli-Biella: “Boom apicoltura, le due province in crescita e superano la media nazionale del +27% “

Biella in testa con +31,3%, ma ottima performance di Vercelli con +29,4%.

Biella e Vercelli superano la media nazionale che fotografa la crescita del settore apistico: se in Italia l’ultimo quinquennio ha visto un incremento pari al 27, nelle due province i dati sono ancora più incoraggianti, nonostante la crisi e le difficoltà che hanno più volte investito il settore (non ultime le gelate dello scorso anno, che hanno fatto crollare del 70% la produzione).

Nel settembre 2017 si registravano a Vercelli 44 apicoltori professionisti contro i 34 del 2012, con una crescita del 29,4%. Incremento ancor più significativo nel Biellese, con +31,3% considerando lo stesso lasso temporale (63 produttori nel 2017 contro i 48 del 2012). I dati si riferiscono a un’analisi della Camera di Commercio di Milano. In provincia di Vercelli il 25% delle imprese apistiche è condotta da donne, il 13,6% da giovani; nel Biellese le percentuali sono rispettivamente del 23,3% e del 14,3%. Non solo: all’attività professionale va unita quella hobbistica, che porta a un totale di 84 detentori di arnie nel Vercellese e 153 nel Biellese (dati Sistemapiemonte).

Il miele riveste un successo sempre maggiore come alimento della dieta quotidiana e grazie alla crescente attenzione per il benessere psicofisico, con il riconoscimento delle proprietà salutistiche del frutto degli alveari, tanto che nel 2017gli acquisti delle famiglie hanno fatto registrare un balzo del 5,1% secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. “Un successo che si scontra con il crollo della produzione nazionale che nell’anno appena trascorso, a causa del clima pazzo che ha colpito il lavoro delle api, si è più che dimezzata rispetto alla media, attestandosi attorno alle 10mila tonnellate” afferma Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella.

“Il risultato è l’aumento delle importazioni di oltre il 4% in un anno per un totale stimato sui con circa 23 milioni di chili che sono arrivati dall’estero. In altre parole 2 barattoli su 3 in vendita in Italia contengono in realtà miele straniero. Oltre 1/3 del miele importato viene dall’Ungheria ma un flusso consistente di oltre il 10% arriva dalla Cina, paese ai vertici per l’insicurezza alimentare”. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dal Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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